L’Etiopia ha chiesto controlli più severi sulle spedizioni di aiuti nella regione del Tigray e ha accusato le agenzie umanitarie di fornire attrezzature vietate che potrebbero essere utilizzate dai ribelli a scopi bellici. Dopo aver accettato una tregua nei combattimenti, il governo di Addis Abeba ha autorizzato la consegna via terra di aiuti necessari al Tigray, eliminando quello che le Nazioni Unite hanno descritto come “un blocco de facto”. Le autorità etiopi sospettano però che questi aiuti possano aiutare i tigrini.
“Si dovrebbe prestare particolare attenzione per evitare che il Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray) le possa impiegare in guerra”, ha detto il vice primo ministro etiope Demeke Mekonen, riferendosi al partito al governo del Tigray). Ha poi aggiunto: “Ho notato che ci sono sforzi per trasportare più carburante di quanto consentito e alcune attrezzature vietate che possono essere utilizzate per realizzare gli obiettivi della leadership tigrina”, ha detto. Demeke non ha però specificato che tipo di equipaggiamento fosse coinvolto. “Gli sforzi della commissione doganale e di altre entità per garantire il controllo e la sorveglianza delle apparecchiature vietate dovrebbero essere potenziati”, ha aggiunto.
L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (Ocha) ha dichiarato la scorsa settimana che, mentre il carburante per operazioni umanitarie è stato consentito nel Tigray negli ultimi due mesi, il volume era insufficiente e le riserve erano a livelli bassi. “I partner nutrizionali, ad esempio, hanno bisogno di circa 24.000 litri di carburante per inviare le forniture nutrizionali disponibili, compreso il latte salvavita e cibi terapeutici e supplementari pronti per l’uso, a circa 240 strutture sanitarie in tutta la regione”, ha dichiarato.
La guerra è scoppiata all’inizio di novembre 2020 quando il primo ministro Abiy Ahmed ha schierato truppe nel Tigray in risposta agli attacchi del Tplf alle basi dell’esercito federale. Sono seguiti mesi di combattimenti ai quali hanno partecipato anche reparti dell’esercito eritreo (a fianco di quello etiope) e, si dice, gruppi di militari somali. Le organizzazioni umanitarie hanno più volte denunciato stragi di civili effettuate da ambo le parti.
A marzo il governo ha dichiarato “una tregua umanitaria a tempo indeterminato con effetto immediato”, che ha consentito a diversi convogli di aiuti umanitari di raggiungere la regione per la prima volta da metà dicembre. Tregua che è stata accettata anche dalla leadership tigrina. Questo cessate-il-fuoco ha sbloccato anche l’arrivo di aiuti umanitari alle popolazioni stremate da mesi di guerra e dalla mancanza di cibo e medicinali.