Etiopia, l’organizzazione New Lines Institute accusa Addis Abeba di genocidio

di claudia

Le forze etiopi avrebbero commesso atti di genocidio durante la guerra del Tigray. È la conclusione alla quale è arrivato il New Lines Institute, organizzazione con sede negli Stati Uniti, in un rapporto che cita relazioni indipendenti secondo cui le forze etiopi e i loro alleati hanno compiuto “atti che costituiscono il crimine di genocidio” durante il conflitto (2020-2022). Gli autori chiedono che l’Etiopia venga ora giudicata dalla Corte internazionale di giustizia.

La guerra del Tigray è scoppiata nel novembre 2020 quando il governo regionale ha chiesto maggiore autonomia e Addis abeba ha risposto inviando truppe nella regione settentrionale. Migliaia di persone sono morte nel conflitto durato due anni e che si è formalmente concluso nel novembre 2022. Entrambe le parti si accusano a vicenda di atrocità, inclusi massacri, stupri e detenzioni arbitrarie, ma ciascuna nega strenuamente la responsabilità degli abusi. In un rapporto pubblicato a settembre, le Nazioni Unite hanno affermato che crimini di guerra e crimini contro l’umanità venivano ancora commessi quasi un anno dopo che il governo e le forze regionali del Tigray avevano concordato di porre fine ai combattimenti.

Il rapporto del New Lines Institute afferma che ci sono prove sufficienti che l’Etiopia sia impegnata in azioni che violano la Convenzione sul genocidio, compreso il prendere di mira i civili con uccisioni di massa e tattiche di fame. Nella relazione si afferma che la Forza di difesa nazionale etiope (Endf), insieme alle Forze di difesa eritree (Edf), alleate ad altre milizie regionali “avevano l’intento di distruggere i tigrini come gruppo etnico”.

Nel rapporto vengono rilevati almeno quattro atti che costituiscono il crimine di genocidio: uccidere i tigrini, causare loro gravi danni fisici o mentali, infliggere deliberatamente ai tigrini condizioni di vita intese a provocarne la distruzione e imporre misure intese a prevenire le nascite tra i tigrini. Inoltre, il dito viene puntato contro i post sui social media pubblicati da “alcuni individui” che costituiscono un pubblico incitamento al genocidio.

L’Etiopia, accusata di cercare di impedire il controllo internazionale, ha ripetutamente negato che le sue forze abbiano commesso crimini di guerra durante il conflitto. L’Eritrea ha affermato che tali accuse contro di lei sono diffamatorie.

Tuttavia, il nuovo rapporto, la cui compilazione ha richiesto due anni e che ha visto il contributo di dozzine di esperti legali, conferma i risultati delle Nazioni Unite affermando che esistono “basi ragionevoli per ritenere” che i Paesi siano responsabili di crimini di guerra e/o di crimini di guerra. o crimini contro l’umanità. In conclusione, gli autori chiedono alla comunità internazionale di esercitare pressioni sull’Etiopia attraverso le relazioni bilaterali, nonché di portare il Paese davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.

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