I ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) hanno riconquistato Lalibela, città santa per gli etiopi ortodossi sede di undici chiese rupestri patrimonio mondiale dell’Unesco. L’azione è stata condotta pochi giorni dopo che le forze armate di Addis Abeba hanno dichiarato di aver ripreso il controllo del centro.
I combattenti del Tigray “sono nel centro della città, non ci sono combattimenti”, ha detto un residente raggiunto per telefono ieri pomeriggio dall’Afp. “Sì, sono tornati. Sono già qui”, ha detto un secondo residente, aggiungendo che sembravano provenire da est, in direzione di Woldiya.
“La popolazione è spaventata. Alcuni stanno scappando. La maggior parte delle persone è già andata via perché potrebbe esserci una vendetta. Abbiamo espresso la nostra felicità prima che la giunta se ne andasse”, ha detto un’altra fonte.
La leadership militare del gruppo ribelle del Tplf ha dichiarato in una nota di aver lanciato “controffensive globali” in numerose località, anche lungo la strada che collega Gashena e Lalibela. “Le nostre forze prima hanno difeso e poi hanno condotto una controffensiva contro l’enorme forza che stava attaccando il fronte Gashena e le aree circostanti e sono riuscite a ottenere una vittoria gloriosa e sorprendente”, è scritto nella nota.
Ieri sera, il Tplf, ha aggiunto che “dopo aver distrutto e disperso la massiccia forza nemica di stanza dentro e intorno a Gashena” aveva riconquistato il centro e l’area circostante e aveva “catturato l’aeroporto di Lalibela e la città di Lalibela”. Il governo non ha commentato la notizia. Ma in un tweet di sabato sera, l’ufficio del primo ministro Abiy Ahmed ha dichiarato di essere “diretto di nuovo al fronte”. Nei giorni scorsi infatti il premier si era recato al fronte. La sua presenza, secondo la stampa locale, avrebbe galvanizzato le forze armate che avrebbero catturato diverse località strategiche nelle regioni Afar e Amhara. Dopo i successi militari il capo del governo era però tornato ad Addis Abeba riprendendo le sue funzioni.
La guerra è scoppiata nel novembre 2020 quando Abiy ha inviato truppe nella regione più settentrionale dell’Etiopia, il Tigray, per rovesciare il Tplf dopo mesi di tensioni. Il premier aveva promesso una rapida vittoria, ma i combattimenti si sono invece prolungati e sono stati caratterizzati da offensive e controffensive continue.
I timori di una marcia dei ribelli su Addis Abeba hanno spinto Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna a sollecitare i propri cittadini a lasciare l’Etiopia il prima possibile, anche se il governo di Abiy ha affermato che la città è sicura. I combattimenti hanno provocato oltre due milioni di sfollati e portato centinaia di migliaia in condizioni di carestia, secondo le stime delle Nazioni Unite, con segnalazioni di massacri e stupri di massa da entrambe le parti.