Etiopia, nuove tasse per compensare il taglio degli aiuti USA

di claudia
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di Giulia Filpi

Dopo la sospensione dei finanziamenti di Usaid, il parlamento etiope introduce una tassa su tutti i lavoratori per colmare il vuoto lasciato dall’agenzia americana. Il Paese affronta una crisi umanitaria senza precedenti: ospedali chiusi, licenziamenti nel settore sanitario e milioni di persone senza aiuti alimentari.

Il parlamento etiope ha approvato una nuova tassa per tutti i lavoratori, sia del settore pubblico sia privato, con l’obiettivo di colmare il vuoto finanziario lasciato dalla sospensione dei finanziamenti di Usaid, l’agenzia di cooperazione degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Abc News, le imposte confluiranno in un nuovo fondo etiope per la risposta ai rischi di catastrofe, destinato a finanziare progetti precedentemente sostenuti dall’agenzia statunitense, principale partner dell’Etiopia per lo sviluppo e gli aiuti umanitari.

Il Paese africano, con oltre 125 milioni di abitanti, è stata nell’anno fiscale 2023 il maggiore beneficiario degli aiuti statunitensi nella regione subsahariana, ricevendo 1,8 miliardi di dollari.

Stando a Marco Simoncelli, giornalista freelance basato ad Addis Abeba, rimpiazzare volumi del genere con un fondo nazionale dedicato non sarà un’impresa facile, in un momento estremamente critico.

Il Paese sta infatti affrontando conflitti ricorrenti in diverse regioni, tra cui Tigray, Amhara e Oromia, con conseguenti milioni di persone bisognose di aiuti alimentari e assistenza sanitaria. Come ha riferito questo mese l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel Paese 21 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria a causa di conflitti, sfollamenti, eventi climatici e insicurezza alimentare.

I livelli allarmanti di malnutrizione, in particolare nell’Afar e nel Tigray, e le numerose epidemie concomitanti, tra cui colera, malaria e morbillo, mettono ulteriormente a dura prova un sistema sanitario già fragile.

“Tra fine gennaio e inizio febbraio, dopo l’annuncio dei tagli all’agenzia di cooperazione statunitense, il ministero della Salute ha annunciato il licenziamento di tutti gli operatori sanitari che dipendevano da quei fondi, che erano più di 200 milioni di dollari all’anno – afferma Simoncelli – In tutto il Paese, circa cinquemila dipendenti, tra cui infermieri e medici, sono rimasti a casa, mentre i centri di salute hanno chiuso in molte regioni dove erano indispensabili”.



A inizio marzo, secondo i dati raccolti dal reporter italiano, anche l’85% delle organizzazioni della società civile etiopi avevano sospeso le attività: “semplicemente, non lavorano più, e sono ong che promuovono i diritti umani anche per i 4,4 milioni di sfollati nel Paese”.

Un’altra emergenza che si prospetta più grave alla luce del blocco degli aiuti è quella che riguarda 16 milioni di etiopi che fanno affidamento sui cereali donati dall’estero in conseguenza della crisi climatica, molti dei quali finanziati proprio da Usaid.

Sono 500mila, infine, le persone affette da Hiv che ricevevano i farmaci antroretrovirali grazie all’agenzia Usa, mentre le donne che avevano subito violenze sessuali, in particolare in Tigray, rischiano di non poter più usufruire del supporto psicologico offerto dalle numerose ong che da anni beneficiavano dei fondi della cooperazione stanziati da Washington.

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