Un cooperante italiano è stato arrestato dalle autorità etiopi con l’accusa di aver aiutato i profughi tigrini. A confermarlo fonti ben informate di InfoAfrica, secondo le quali si tratterebbe di Alberto Livoni, cinquantenne di origini emiliane, studi in Svizzera e una lunga esperienza nella cooperazione, attualmente impegnato con il Vis, l’agenzia di cooperazione salesiana in progetti di educazione e formazione per i giovani.
Non ci sono conferme ufficiali sulle motivazioni del fermo. La polizia federale avrebbe agito per “ragioni di sicurezza” e, secondo quanto riporta il sito de La Repubblica, avrebbe contestato a Livoni la cessione di una valigetta con un milione di birr – una somma pari a circa 20 mila dollari – con il sospetto che il denaro servisse ad aiutare la popolazione tigrina.
Nel Paese si sta assistendo a una stretta su tutto ciò che le autorità considerano dissenso. Proprio un giorno prima dell’arresto di Livoni, che risalirebbe al 6 novembre, alcuni agenti sono entrati in un centro gestito dai salesiani nella zona di Gottera. All’interno c’erano 17 persone, sacerdoti e laici etiopi ed eritrei che vivevano nella struttura. “Sono stati tutti portati in una località segreta dove adesso sarebbero detenuti”, ha scritto ieri Fides, agenzia di stampa di Propaganda Fide (Vaticano).
Vittime dell’azione delle autorità di Addis Abeba anche le Nazioni Unite. Il mese scorso sette alti funzionari dell’Onu sono stati espulsi dall’Etiopia con l’accusa di interferenze negli affari interni del Paese. Martedì, 16 dipendenti delle Nazioni Unite sono stati prelevati e sono ora detenuti nella capitale.