La regione dei Somali dell’Etiopia si sta mobilitando contro i jihadisti di al-Shabaab per scongiurare nuove incursioni dopo gli scontri delle scorse settimane. Se Addis Abeba ha ammasso truppe lungo il confine, i leader delle comunità locali e gli anziani hanno cominciato a sensibilizzare la popolazione sulla minaccia posta dai jihadisti, gli imprenditori hanno promesso fondi e i pastori hanno donato bestiame alle forze di sicurezza, con l’obiettivo comune di resistere ai tentativi degli Shabaab di penetrare nella regione e minare la convivenza pacifica tra le varie comunità religiose.
“Vogliono manipolare le persone dicendo che vogliono diffondere la religione e la jihad”, ha detto a Voice of America in lingua somala lo sceicco Mohamed Hassan Burawi, uno dei religiosi che si è espresso contro gli Shabaab in un incontro organizzato dalle autorità locali nel capoluogo regionale, Jigjiga. “Dobbiamo far capire alle persone che quello che questi uomini predicano non è jihad, che non ha nulla a che fare con la religione – ha spiegato – questo è il momento di parlare chiaro. Non dovremmo dare una possibilità a questi uomini, il governo non dovrebbe dar loro una possibilità, ma anche i religiosi non dovrebbero dar loro una possibilità. Dobbiamo fermarli”.
Sebbene i jihadisti non siano riusciti finora a creare basi permanenti in Etiopia, sarebbero però riusciti a reclutare miliziani. Come riporta il giornalista somalo Harun Maruf, il comandante del fronte etiope degli Shabaab, Aly Diyaar, e molti altri comandanti coinvolti nelle recenti incursioni in Etiopia provengono infatti dalla regione dei Somali. E gli Shabaab sarebbero riusciti a reclutare uomini anche in altre regioni, tra cui quella Oromo.
Due funzionari etiopi hanno anche ammesso che alcuni combattenti sarebbero anche riusciti a raggiungere il loro obiettivo, nonostante le autorità abbiano sostenuto di aver respinto l’incursione jihadista: tra 50 e 100 miliziani avrebbero infatti raggiunto una zona montuosa che si estende tra le regioni dei Somali e Oromia, nei pressi della città di El Kari. Funzionari locali hanno quindi confermato che i miliziani corteggiano da oltre un anno la gente del posto, cercando di sfruttare controversie riguardanti la terra e l’insoddisfazione per le risposte fornite dal governo per dar vita a una cellula locale. Si tratta di una zona strategica, montuosa e con acqua sufficiente per sostenere una comunità agricola e pastorale, ha precisato Maruf.
Non a caso, quindi, il 15 luglio scorso, cinque giorni prima dell’incursione, le forze regionali hanno lanciato un’operazione nell’area di El Kari in cui è rimasto ucciso un religioso locale identificato come lo sceicco Mohamed Hassan Osman, presentato dai responsabili della sicurezza regionale come un comandante Shabaab. “Le informazioni che abbiamo sono che quest’uomo era importante per gli Shabaab e un pilastro per i loro tentativi di destabilizzare l’Etiopia”, ha detto il vice comandante delle forze di sicurezza regionali, Mohamed Ahmed Gurey.