Il movimento di Ginbot 7, un gruppo ribelle etiope, ha deciso di porre fine alla lotta armata contro il governo di Addis Abeba. Secondo i suoi leader, le riforme che il premier Abiy Ahmed sta mettendo in campo danno loro la speranza che si possa giungere a «una vera democrazia».
Negli ultimi anni, il paese è stato lacerato dalle proteste dei due maggiori gruppi etnici del Paese: oromo e Amhara. Le dimostrazioni chiedevano riforme politiche, economiche e la fine della corruzione dello Stato. Il governo è stato accusato di violazioni dei diritti umani, inclusa la tortura e l’uccisione extragiudiziale di dissidenti politici. È stato impedita la trasmissione dei programmi delle emittenti televisive con sede negli Stati Uniti, l’Etiopian satellite television e l’Oromo media network. I proprietari sono stati accusati in contumacia per incitamento alla violenza e promozione di atti terroristici. Molti giornalisti sono stati condannati a pene detentive per le storie che avevano scritto, mentre altri sono fuggiti dal Paese. Il premier Hailemariam Desalegn si è dimesso inaspettatamente a febbraio. Gli è subentrato Abiy che ha annunciato una serie di riforme radicali da quando è entrato in carica. Si è impegnato ad riaprire le onde radio, invitando persino le emittenti televisive di opposizione estere ad aprire uffici in Etiopia. Fitsum Arega, capo dello staff del primo ministro Abiy Ahmed, ha annunciato lo sblocco delle piattaforme media su Twitter, affermando che «la libertà di espressione è un diritto fondamentale». Abiy ha anche annunciato la privatizzazione parziale delle imprese statali, sta tentando di stabilizzare le difficili relazioni tra l’Etiopia e la vicina Eritrea e ha posto fine allo stato di emergenza messo in atto dalla precedente amministrazione.
