L’Oromo Liberation Army (Ola) sta pianificando un’avanzata sulla capitale etiope di Addis Abeba. Lo hanno annunciato oggi i suoi leader secondo quanto riporta il Somali Guardian. L’Ola è l’ala militare del Fronte di Liberazione Oromo. I leader del gruppo perseguono l’indipendenza dell’Oromia, la regione più densamente popolata dell’Etiopia. Secondo quanto riportato del quotidiano somalo, i combattenti dell’Ola sono attualmente posizionati a nord e ad est di Addis Abeba e stanno cercando di circondare la città.
A confermarlo anche il portavoce del Fronte popolare di liberazione del popolo del Tigray, Getachew Reda, secondo il quale le forze tigrine hanno una sorta di alleanza strategica con le unità dell’Esercito di liberazione dell’Oromo. Ad agosto, infatti i leader tigrini e quelli oromo hanno firmato un accordo per condurre azioni congiunte contro il governo etiope per rovesciarlo.
Secondo informazioni provenienti dall’intelligence sudafricana, i combattenti tigrini e oromo si sarebbero incontrati ieri vicino alla città di Kamisee controllata dagli oromo dopo l’arrivo dei ribelli del Tigray vicino alle città di Harbu e Bati, 350 chilometri a nord di Addis Abeba.
Secondo le informazioni a disposizione, le autorità municipali di Addis Abeba hanno esortato i residenti della capitale federale a mobilitarsi e a prepararsi a difendere i loro quartieri. L’amministrazione comunale ha detto ai cittadini di registrare le proprie armi e di radunarsi nei loro quartieri. “Coloro che hanno armi ma non possono prendere parte alla salvaguardia della propria città sono invitati a consegnare le pistole o i fucili al governo o ai loro parenti stretti o amici”, hanno affermato i dirigenti comunali.
Nel frattempo, secondo quanto viene riportato dall’agenzia di stampa statunitense Associated Press, il governo federale starebbe cercando di mettere in sordina un’indagine sui diritti umani sulle atrocità commesse nel Tigray condotta congiuntamente dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite e dalla Commissione etiope per i diritti umani (Ehrc).
Il governo del primo ministro Abiy Ahmed ha vietato agli organismi di controllo dei diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, nonché ai media stranieri, di entrare nella regione. L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra ha affermato che la sospensione da parte del governo dei voli e delle comunicazioni dal Tigray durante il periodo in cui è stata condotta l’inchiesta ha reso difficile l’accesso a luoghi chiave sia “dal punto di vista logistico che di sicurezza”.
Il conflitto è scoppiato il 3 novembre 2020, quando le forze fedeli al Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray), tra cui alcuni soldati, hanno occupato basi militari nella regione settentrionale del Tigray. In risposta, il primo ministro Abiy Ahmed ha lanciato un’offensiva. La guerra civile ha destabilizzato la seconda nazione più popolosa dell’Africa, un tempo considerata un alleato occidentale stabile in una regione instabile.