Scontro aperto tra la Chiesa ortodossa etiope e il governo guidato dal premier Abiy Ahmed. Il Santo Sinodo ha minacciato di convocare manifestazioni a livello nazionale guidate dal suo patriarca, abuna Mathias. La polemica è stata innescata dalle dichiarazioni del primo ministro riguardo ai tre arcivescovi di origine oromo, che poi sono stati scomunicati, che hanno nominato vescovi a insaputa delle autorità religiose ufficiali.
Abiy, parlando alla televisione nazionale, ha messo in guardia i membri del suo gabinetto dal farsi coinvolgere negli affari della Chiesa ortodossa. Tuttavia, ha detto che entrambe le parti “hanno verità”. Il Santo Sinodo ha affermato che le osservazioni del primo ministro hanno ignorato le sue decisioni, hanno sfidato la sua autorità e hanno riconosciuto un gruppo “illegittimo e assetato di potere”. Alcune delle dichiarazioni di Abiy, secondo la Chiesa etiope, erano “fuorvianti”.
La dichiarazione del Sacro Sinodo arriva tra le accuse dei fedeli secondo cui le autorità stanno sostenendo il clero separatista. Accusa il governo di molestare e detenere le sue figure di spicco. Promette di continuare a parlare apertamente anche se gli alti capi religiosi dovessero “sacrificare le loro vite”. I rapporti tra l’amministrazione di Abiy e la chiesa – che vanta come aderenti quasi la metà dei 110 milioni di abitanti dell’Etiopia – erano positivi, ma sono diventate particolarmente tese durante la guerra del Tigray dopo che abuna Mathias ha detto che era in corso un genocidio nella regione.
Il clero separatista accusa la Chiesa di mantenere un sistema di egemonia linguistica e culturale in cui i fedeli in Oromia non si riconoscono. I separatisti hanno affermato di aver ricevuto un sostegno pubblico “travolgente” dopo aver visitato alcune aree dell’Oromia occidentale.