Continua a salire il numero di morti per le proteste di due settimane fa in Etiopia. L’ultimo bilancio è di 86, ma si tratta di numeri ancora provvisori perché le aree degli scontri sono molto vaste e diffuse e le indagini sono ancora in corso. Gli scontri di due settimane fa hanno indotto il primo ministro etiope Abiy Ahmed a intervenire pubblicamente con una intervista a “Bbc News Africa”: si è trattato della prima uscita pubblica del premier da quando sono cominciate le contestazioni. L’intento è stato quello di ricostruire i fatti e dare una motivazione sui continui conflitti etnici che insanguinano il Paese.
Abiy ha definito la violenza «imbarazzante» e le vite perse «senza alcuna ragione», rivelando che delle 86 vittime quattro sono donne e 10 sono state uccise dalle forze di sicurezza. Fornendo ulteriori dettagli sui decessi, Abiy ha aggiunto che «quando osserviamo la composizione etnica, sono state perse senza alcuna ragione le vite di 50 Oromo, 20 Amhara, otto Gamo, due Silte, un Gurage, due Hadiya, un Argoba e un etiopico la cui identità non è stata identificata. Quando guardiamo alla composizione religiosa, sono morti 40 cristiani, 34 musulmani e altri 12 la cui fede non è stata identificata». Il primo ministro etiopico ha spiegato che il motivo per cui ha fornito i dettagli religiosi ed etnici delle vittime è dimostrare che «non esiste un gruppo etnico, di genere o religioso che non uccida quando c’è di mezzo la violenza».
Gli scontri sono iniziati dopo che un influente attivista e giornalista di etnia oromo, Jawar Mohammed, ha dichiarato che il governo stava cercando di mettere in pericolo la sua vita lasciandolo senza guardie del corpo. Il governo ha negato l’accusa, ma i sostenitori di Jawar sono scesi in piazza nella capitale Addis Abeba e in varie zone del Paese. Jawar, fondatore di Oromia Media Network, è stato al centro delle proteste che l’anno scorso hanno portato Abiy al potere, ma recentemente è diventato critico nei confronti del primo ministro Nobel per la Pace. Secondo le Nazioni Unite, la violenza etnica in Etiopia ha provocato oltre due milioni di sfollati interni.