Il governo etiope ha dichiarato oggi che il 70% del Tigray, la regione settentrionale nella quale negli ultimi due anni si è combattuta una feroce guerra civile, è ormai sotto il controllo dell’esercito federale. “Il 70% del Tigray è in mano delle Forze di difesa nazionale etiopi”, ha pubblicato su Twitter il consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro Abiy Ahmed, Redwan Hussein. E ha aggiunto che camion di cibo e medicine sono stati inviati alla città di Shire.
L’Afp non è stata in grado di verificare in modo indipendente le affermazioni, che arrivano dopo che il governo e il ribelle Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) hanno raggiunto il 2 novembre un accordo per porre fine al conflitto iniziato nel 2020.
L’accesso all’Etiopia settentrionale rimane fortemente limitato e il Tigray, che ha una popolazione di circa sei milioni di persone, è ancora inaccessibile ai giornalisti. La regione più settentrionale è in preda a una grave crisi umanitaria a causa della mancanza di cibo e medicine e l’accesso ai servizi di base, tra cui elettricità, banche e comunicazioni, è ristretto.
L’accordo di pace è stato firmato nella capitale sudafricana Pretoria dopo poco più di una settimana di negoziati mediati dall’Unione africana tra il governo federale e le delegazioni del Tplf. L’intesa prevede la cessazione delle ostilità, il ripristino degli aiuti umanitari, il ripristino dell’autorità federale sul Tigray e il disarmo dei combattenti del Tplf.
Mercoledì l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto che vengano inviati cibo e medicinali nel Tigray a seguito dell’accordo di cessate il fuoco, affermando che gli aiuti sono “disperatamente necessari”. “Molte persone muoiono per malattie curabili. Molte persone muoiono di fame”, ha detto in conferenza stampa il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, etiope originario del Tigray.
Questa settimana sono in corso colloqui nella capitale del Kenya, Nairobi, tra i rappresentanti delle parti in guerra per dare seguito all’accordo di Pretoria. Gli incontri avrebbero dovuto discutere del disarmo dei ribelli, mentre l’Ua ha affermato che dovrebbero anche fornire “una tabella di marcia” per l’accesso umanitario immediato e il ripristino dei servizi nel Tigray.
Il conflitto tra il Tplf e le forze armate federali, sostenute da milizie regionali e dall’esercito eritreo, ha causato un numero incalcolabile di morti e costretto più di due milioni di persone a lasciare le loro case. Da più parti sono state segnalati orribili abusi e violenze. Le stime delle vittime variano ampiamente a sseconda della fonte. Gli Stati Uniti parlano di mezzo milione di vittime, mentre il responsabile della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha affermato che potrebbero essere state uccise più di 100.000 persone.
Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno accusato Addis Abeba di possibili crimini contro l’umanità nel Tigray e di aver usato la fame come arma di guerra. Affermazioni smentite dalle autorità etiopi.
Abiy, premio Nobel per la pace, ha inviato truppe nel Tigray il 4 novembre 2020 per rovesciare il Tplf, il partito al governo della regione.
In Etiopia, il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) nega le affermazioni fatte dal governo etiope secondo cui il 70% della regione del Tigray è ora sotto il controllo dell’esercito federale. Lo scambio di opinioni ha segnato una ripresa della tensione tra le due parti, poco più di una settimana dopo che il governo e il Tplf hanno raggiunto un accordo per porre fine al loro aspro conflitto di due anni.
“Sono ancora in corso a Nairobi, in Kenya, le trattative per l’attuazione dell’intesa, compreso il disarmo dei ribelli, il ripristino dell’autorità federale nel Tigray e la consegna degli aiuti – spiegano i vertici del Tplf -. Si dice che gli aiuti umanitari affluiranno nel Tigray come mai prima d’ora. Un’affermazione del governo etiope che non corrisponde a realtà”. A confermarlo ad Africa News anche operatori umanitari sul campo, secondo i quali, la situazione è “la stessa da quest’estate e nulla si sta muovendo”.
La ripresa dei combattimenti alla fine di agosto ha interrotto la maggior parte delle consegne di cibo e medicine, che prima erano già insufficienti, e la regione del Tigray è senza aiuti da più di un anno