I discendenti di un eroe della resistenza etiope contro il colonialismo europeo stanno cercando di recuperare una medaglia d’oro confiscatagli dalle truppe italiane, dopo che l’attuale detentore del reperto non è riuscito a venderla in un’asta online all’inizio di questo mese.
Questa medaglia dell’Ordine imperiale della Stella d’Etiopia in oro massiccio apparteneva a Ras Desta Damtew, genero dell’imperatore Hailé Selassié e comandante dell’esercito guerrigliero, la cui cattura e esecuzione nel 1937 sancì la fine della resistenza dell’Etiopia all’occupazione fascista italiana. Fino a novembre scorso, non c’era traccia della spilla a forma di stella, improvvisamente ricomparsa sulla piattaforma online LiveAuctioneers, per essere messa in vendita per una cifra stimata tra i 60.000 e i 90.000 euro dalla società La Galerie Numismatique, registrata a Losanna, in Svizzera. Del resto, l’inserzione sul sito web non nascondeva la controversa provenienza dell’oggetto, descrivendolo come proveniente “dalla tenuta di un soldato italiano che era presente alla cattura del principe [Desta Damtew]”. Un elemento che potrebbe essere direttamente collegato a un presunto crimine di guerra.
Damtew, che decise di combattere l’invasione italiana mentre l’imperatore Selassie fuggì dall’Etiopia nel 1936 per andare in esilio in Inghilterra, fu catturato il 24 febbraio 1937 dopo una scaramuccia nei pressi del monte Gurage e poi giustiziato da un gruppo di combattenti etiopi comandati da ufficiali italiani. Nel 1948, il governo etiope incriminò dieci cittadini italiani dinanzi alla Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite (Unwcc), presentando dichiarazioni giurate che descrivevano l’uccisione di Damtew dopo la sua cattura. La medaglia fu quindi recuperata da un agente del regime fascista che era direttamente coinvolto in questo crimine di guerra, nel mezzo di una più ampia controinsurrezione che comportò uccisioni di massa, violenza sessuale, tortura e detenzione arbitraria.
L’avvocato della famiglia Damtew, Chris Marinello, esperto di restituzione di opere d’arte e fondatore di Art Recovery International, sta lavorando per loro pro bono. Secondo le informazioni disponibili, La Galerie Numismatique avrebbe inizialmente respinto la richiesta di restituzione presentata da Marinello, offrendo di vendere la medaglia per 61.595 euro. Tuttavia, all’asta del 1° dicembre, la spilla non è riuscita a raggiungere il prezzo minimo richiesto e il suo attuale proprietario, un collezionista britannico di cimeli militari residente in Spagna, ha allora avviato trattative dirette con il rappresentante legale della famiglia di Damtew.
Sebbene l’Ordine Imperiale della Stella d’Etiopia non sia il primo manufatto prezioso a essere restituito all’Africa orientale negli ultimi anni, è probabile che susciterà nuovo interesse per la sorte degli oggetti trafugati durante l’occupazione italiana dell’area allora conosciuta come Abissinia tra il 1935 e il 1941.
L’articolo 37 dei Trattati di pace di Parigi del 1947 stabiliva che Roma avrebbe dovuto entro 18 mesi “restituire tutte le opere d’arte, gli oggetti religiosi, gli archivi e gli oggetti di valore storico etiopi rimossi dall’Etiopia all’Italia dal 3 ottobre 1935”. Ma ad eccezione della restituzione da parte dello Stato italiano nel 2005 di un monumento di granito di 1.700 anni noto come obelisco di Axum, le istituzioni italiane hanno per lo più omesso di dare seguito alla richiesta.
Ras – un titolo reale più o meno equivalente a “duca” – Desta Damtew era un membro dell’aristocrazia che governò l’impero etiope dal Medioevo. Il governo reale del Paese nel Corno d’Africa fu caratterizzato da forti disuguaglianze economiche, che alimentarono il colpo di Stato che rovesciò la monarchia nel 1974. Nonostante i suoi legami con la famiglia reale, Desta Damtew è stato onorato come un’icona della resistenza africana al colonialismo, perfino nella Repubblica Popolare Democratica d’Etiopia e dai movimenti di solidarietà dei neri in tutto il mondo.
Da parte sua, la famiglia di Damtew assicura che una volta recuperata la medaglia, l’oggetto non sarebbe tenuto privatamente ma esposto al National Museum of Ethiopia di Addis Abeba.