Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto un teschio Australopithecus in un eccezionale stato di conservazione. Il fossile è stato scoperto nella regione di Afar in Etiopia, a 55 chilometri di distanza dal luogo in cui era stata scoperta Lucy. Pubblicato su Nature, il risultato si deve a due studi guidati da Yohannes Haile-Selassie del Cleveland Museum of Natural History.
I lobi mascellare, frontale e parietale, la fossa nasale, le orbite, tutto è incredibilmente ben conservato, nonostante 3,8 milioni di anni trascorsi sottoterra. Questo fossile è quello di un Australopithecus Anamensis, la specie più antica del suo genere. Prima di questa scoperta si era stimato che fossero vissuti tra 4,2 e 3,9 milioni di anni fa. Questa scoperta ringiovanisce questa specie di 100.000 anni. È poco su questa scala temporale, ma non è banale. Nel frattempo era stata scoperta un’altra specie di Australopithecus: Afarensis, di cui Lucy è la rappresentante più famosa.
Questo nuovo esemplare implica quindi che entrambe le specie sono state contemporanee per almeno alcune decine di migliaia di anni, mentre gli scienziati hanno pensato fino ad allora che l’una avesse fosse succesiva all’altra.
È ancor più interessante che l’ottimo stato di conservazione del cranio abbia permesso di ricostruire il volto di questo individuo nell’immagine sintetica.
Questa datazione di 3,8 milioni di anni è stata resa possibile dall’analisi dei minerali presenti negli strati di roccia vulcanica presenti nell’area di scavo. Combinando le osservazioni fatte sul campo con lo studio di microscopici resti biologici trovati nella regione, i ricercatori sono stati anche in grado di ricostruire il paesaggio e la vegetazione dell’epoca.
Il teschio fossile è stato trovato tra i depositi sabbiosi di una regione in cui un vecchio fiume è entrato in un lago che è scomparso. I movimenti tettonici della Rift Valley etiope hanno poi portato nel corso dei millenni alla nascita delle pianure che caratterizzano la regione di Afar. Gli scienziati hanno anche scoperto chicchi di polline fossili e resti di piante e alghe. Hanno concluso che il lago era circondato da aree boschive, un bacino che era essenzialmente secco e probabilmente salato in determinati periodi.
Tutti questi elementi aiutano a comprendere meglio le evoluzioni delle specie che si sono susseguite nell’Australopithecus e da quando queste specie si sono separate per formare il genere Homo, il nostro.