Terrorismo, immigrazione, commercio, crescita economica, giovani. Questi i temi sul tavolo del Summit di Abidjan. L’Africa conta oggi una popolazione di un miliardo e duecento milioni di persone, che secondo le previsioni raddoppieranno entro il 2050, e detiene più del 10% delle riserve globali di petrolio, un terzo di quelle di cobalto ed il 40% dell’oro di tutto il mondo. Impossibile trascurarla.
L’Europa con questo vertice afferma che l’Africa interessa – come e forse più di prima – al Vecchio Continente. Non a caso Macron in Burkina Faso, prima di spostarsi ad Abidjan, ha cercato di far perdonare alla Francia il colonialismo facendo una sorta di mea culpa prima di arrivare in un paese che era la colonia prediletta di Parigi.
Insomma il messaggio dell’Europa ad Abidjan sarà quello di annunciare una sorta di competizione con i grandi investitori mondiali in Africa: Cina ed economie emergenti asiatiche in primo luogo, ma anche le Monarchie del Golfo che hanno gettato nel continente la loro immensa potenza finanziaria, e gli Stati Uniti.
Ad Abidjan verrà concretizato una sorta di Piano Marshall europeo del valore di 40 miliardi di euro che dovrà mobilizzare investimenti privati per centinaia di miliardi. Un progetto che interessa soprattutto l’Italia che con oltre 10 miliardi di dollari, è già oggi il terzo investitore in Africa dopo Cina ed Emirati Arabi ed e il primo in Europa.
L’Africa, a differenza dell’Europa, arriva al Summit senza un proprio documento unitario e si capisce dall’agenda: non si parlerà di tassi doganali, di protezionismo e di scambi, tutti temi affrontati negli accordi commerciali specifici stralciati dai temi del vertice.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)