Dalle serate al Circolo dei lettori di Torino con l’associazione Equilibri d’Oriente a Instagram, Fedoua El Attari, la giovane lettrice di poesia sa farsi ascoltare.
Di Michela Fantozzi – NuoveRadici.world
La più antica università del mondo è Al Qarawiyyin ed è stata fondata da Fatima al-Fihri in Marocco nell’859 d.C. Scoprirlo, per Fedoua El Attari, è stata una rivelazione. «Abbiamo sempre creduto che la prima università al mondo fosse quella di Bologna e invece non è vero. Quando l’ho saputo, l’orgoglio è andato a mille, perché si trattava di una donna marocchina di 21 anni».
Fedoua di anni ne ha 28, è piemontese con origini marocchine, lavora in uno studio di architettura a Torino e ha una pagina Instagram, Vi leggo una poesia, dove legge poesie ai suoi ascoltatori. Di cultura, letteratura e poesia Fedoua ha riempito la sua vita, nonostante stia studiando per diventare architetto.
Quando ha cominciato con la poesia?
«A Torino, durante il mio secondo anno di università, ho iniziato a far parte di un gruppo di ragazzi con il mio stesso retroterra culturale, nati con radici multiple. Abbiamo fondato un’associazione, Equilibri d’Oriente, con la quale una volta al mese teniamo un incontro al Circolo dei lettori di Torino. Ormai lo facciamo da otto anni».
Di che cosa vi occupate?
«Trattiamo tematiche relative al mondo mediorientale e africano. Da lì riflettiamo sulle similitudini che uniscono le persone al di là della cultura di origine: parliamo di quanto, in qualche modo, siamo tutti connessi. Grazie a questi progetti ritrovo le mie radici culturali e biologiche».
Lavorate solo con il Circolo dei lettori di Torino?
«No, come associazione collaboriamo anche con varie realtà, per esempio con il Museo egizio o con il Mao (Museo di arte orientale), dove ci siamo occupati di diversi festival di più giorni, come il Festival del pane o il Festival del viaggiatore. In un’occasione abbiamo collaborato anche con Slow Food».
Qual è il vostro scopo come associazione?
Con le nostre attività vorremmo consolidare chi ha diverse radici culturali, radici che hanno lo stesso valore, senza prevalere le une sulle altre. Vorremo che tutte le persone con doppia cultura si accettassero. Far passare il concetto che le doppie origini possono essere vissute in maniera equilibrata, senza sensi di colpa
Da dove nasce il suo amore per la poesia?
«La poesia mi è sempre piaciuta già ai tempi del liceo, a partire da Saffo e dalla letteratura antica, fino ad arrivare ad oggi. Mi piace esplorare la poesia come mezzo di comunicazione, che apparentemente non è esplicito o diretto, lo diventa solo se ci si predispone ad accoglierlo».
Da dove nasce l’idea di coniugare poesia e social network?
«Vi leggo una poesia nasce perché al Circolo dei lettori spesso portavo un riferimento poetico. Bene o male per tutti gli argomenti che abbiamo trattato è stato possibile trovarne, perché la poesia ha sempre accompagnato tutti i percorsi storici e artistici. Qualche tempo fa a un incontro ho portato il tema della poesia femminile araba e per prepararmi al meglio ho fatto diverse ricerche sulle poetesse. Mi si è spalancato un mondo».
Cosa intende?
Lo scenario poetico arabo è dominato da una femminilità forte che ovviamente ha un retroterra culturale, antropologico ed emotivo diverso dal tessuto sociale in cui viviamo. Mi è piaciuto tantissimo. La parte più interessante è stata scoprire quanto per il contesto arabo la poesia possa rappresentare una voce di denuncia e un’arma. Riesce a fare breccia in varie situazioni, come la guerra o stati di confinamento ed emarginazione. Attraverso il linguaggio e la scrittura, la poesia arriva accompagna da sempre i popoli arabi, che si sentono rappresentati da essa, e questo fatto mi ha incuriosito
Quali sono le poetesse che l’hanno colpita di più?
«Sono Fadwa Tuqan e Nazik Al-Malaika. La prima è una poetessa palestinese degli anni Quaranta che della poesia ha fatto un vero e proprio atto di denuncia, in cui la popolazione si è sentita rappresentata. Nazik Al-Malaika invece è una poetessa irachena nata nel 1923, che negli anni Quaranta ha rivoluzionato il sistema metrico arabo, che è sempre stato strutturalmente molto rigido e seguiva la ritmica del sacro Corano. Lei è stata la prima ad introdurre il verso libero. In un primo momento la sua rivoluzione è stata contestata dai letterati e dagli studiosi dell’epoca, ma poi il verso libero è stato riconosciuto culturalmente».
Conoscere queste poetesse mi ha fatto capire quanto mi sarebbe piaciuto che il mio percorso formativo da giovane comprendesse questi esempi. Credo che possano avere un impatto fortissimo a livello culturale e che vadano conosciute e riconosciute come fondanti di una cultura più completa
E questo ci riporta alla pagina Vi leggo una poesia.
«Penso che attraverso la lettura ad alta voce si abbia una maggiore possibilità di farsi ascoltare. L’ascolto è un atto forte, sul quale mi interessa soffermarmi. Condividere la poesia con accompagnamento musicale è una cosa che stimola i sensi. Ha un impatto emotivo per me, che riesco a sentire di più ciò che sto raccontando mentre lo leggo ad alta voce, ma lo ha anche per l’ascoltatore».
Che progetti ha per il futuro?
«Qualche fine settimana fa sono stata invitata a degli incontri a Bolzano e a Trento in cui ho portato il mio progetto, PoeTerapy, che mette al centro la parola come cura dell’ascolto. Voglio rendere questo progetto una metodologia da introdurre anche nelle scuole, che accompagni i bambini nel loro percorso formativo e di crescita. Penso che sarebbe importante nel contesto in cui viviamo, condizionato molto da una comunicazione digitale veloce e dispersiva, invitare le persone e insegnare ai i bambini a fermarsi ed ascoltare. La poesia ti porta a riconoscere delle sensazioni e anche esperienze che non conosci: un esercizio di libertà che non irrigidisce, non pone limiti».