Venerdì sera, la notizia che, a meno di 24 ore dalla sua nomina a capo del Consiglio militare di transizione in Sudan, il generale Ahmed Ibn Auf ha rassegnato le dimissioni lasciando il posto all’ex capo di stato maggiore Abdel Fattah Abdelrahman Burhan è stata accolta con festeggiamenti e grande giubilo nelle strade della Khartoum.
Numerosi automobilisti hanno suonato il clacson e sventolato bandiere sudanesi dai finestrini delle loro auto celebrando, per le strade che circondano la moschea Al-Noor, quella che è stata considerata come una vittoria dai manifestanti, i quali dallo scorso dicembre protestano per chiedere il crollo del regime Omar al-Bashir.
Quest’ultimo è stato costretto alle dimissioni e arrestato dopo un colpo di Stato militare avvenuto tre giorni fa, a seguito del quale ha preso il potere il “Consiglio militare transitorio” (Tmc), che ha sospeso la Costituzione e annunciato lo stato di emergenza, della durata di tre mesi, e il varo di un governo militare, in carica per i prossimi due anni. Di fronte all’evidenza che, con la deposizione, il potere del Paese sarebbe passato a una giunta militare espressione dell’ala più radicale e impresentabile dello stesso regime in carica da trent’anni, i sudanesi si erano ancora una volta riversati nelle strade, esprimendo la rabbia per la vittoria scippata.
È così che il Tmc è giunto alla nomina di Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, considerato una personalità più aperta al dialogo rispetto al suo predecessore. L’opposizione lo ritiene aperto al confronto e capace di cambiare il panorama politico e militare. Si tratterebbe di un uomo rispettato e che ha buoni rapporti con i leader dei partiti politici, oltre a essere molto popolare anche nell’esercito.
Infatti quest’ultimo, ieri, a seguito di un incontro con l’opposizione e e la società civile sudanese, ha già annunciato dei provvedimenti di distensione per calmare le proteste annunciando la revoca dello stato di emergenza nazionale. «Annuncio la cancellazione dello stato di emergenza e del coprifuoco», ha dichiarato Burhan, ribadendo che l’esercito cederà il potere a un governo civile entro due anni.
A febbraio, l’ex presidente della nazione africana, Omar al-Bashir, aveva dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi, imposto un coprifuoco notturno e sospeso la Costituzione nel tentativo di porre fine ai disordini civili che hanno portato alla sua estromissione giovedì scorso, 11 aprile.
Burhan ha annunciato inoltre la liberazione delle persone arrestate nelle ultime settimane, promettendo di «rimuovere le radici» dei gruppi al potere per 30 anni in Sudan. Il leader transitorio si è impegnato a «consegnare alla giustizia tutti coloro che sono implicati nello spargimento di sangue di cittadini innocenti», quindi gli uomini delle forze di sicurezza che hanno ordinato di sparare o hanno fatto fuoco sui manifestanti. «I doveri del consiglio transitorio si riassumono in quanto segue: confermare la sovranità della legge, l’indipendenza della magistratura, della procura e della Corte costituzionale, e proteggere i cittadini», ha detto il generale ai media. «Vi chiediamo di aiutarci a tornare alla vita normale», ha detto ancora Burhan rivolgendosi ai sudanesi.