Visto dal cielo il Delta dell’Okavango sembra un grande serpente che striscia nella pianura alluvionale. L’acqua del fiume scorre lucente e sinuosa, facendosi strada tra l’enorme distesa d’erba in cui scorrazzano elefanti e ippopotami. È uno spettacolo maestoso e incontaminato che lascia senza parole.
Non rimane che scendere a terra per esplorare il territorio paludoso a bordo di un mokoro, piccola canoa ricavata da un tronco d’albero che permette di navigare a pelo d’acqua nei canali, scivolando tra le isole galleggianti di ninfee. Le foglie dei papiri si inchinano come ventagli al passaggio dell’imbarcazione, manovrata con un bastone che affonda nel basso fondale.
Il silenzio è rotto dal canto degli uccelli palustri e dai tuffi di pesci, anfibi, piccoli e grandi mammiferi che trovano ospitalità e nutrimento nelle vene dell’Okavango, una delle più vaste aree umide del pianeta (è grande quasi come la Svizzera), tra i più ricchi e sofisticati ecosistemi d’Africa.
Questo è il momento giusto per programmare il viaggio: da giugno a settembre, durante l’inverno australe, il clima è favorevole, mite e secco, e l’acqua alta richiama molti animali migratori, facendo di questi mesi il momento migliore per un safari in canoa. E il Delta dell’Okavango (che durante la stagione delle piogge, da novembre ad aprile, rimane un’eccellente destinazione per il birdwatching) è solo una delle grandiose meraviglie della natura offerte dal Botswana.
Spostandosi verso est si raggiunge la Riserva faunistica di Moremi, creata nel 1963, un habitat unico di lagune sconfinate e savane brulicanti di zebre, antilopi, bufali, giraffe e leoni. Proseguendo nella stessa direttrice si arriva al Chobe National Park, che prende il nome del fiume omonimo, affluente dello Zambesi (le mitiche cascate Vittoria, Patrimonio dell’Unesco sono vicinissime: imperdibili). Il Parco, che vanta la più alta concentrazione di elefanti di tutta l’Africa, è uno dei più amati dagli appassionati di safari fotografici per la varietà e l’abbondanza della vegetazione e della fauna.
Ma il Botwsana è anche la terra dei deserti sconfinati immersi nel silenzio. Il Kalahari (dalla parola tswana “Kgalagadi”, ‘Terra della sete’) ha un’estensione di circa 1 milione di chilometri quadrati. Qui vivono i San, più conosciuti come Boscimani, i più antichi abitanti dell’Africa australe, come testimoniano le pitture rupestri che svelano la loro storia millenaria. Tradizionalmente cacciatori e raccoglitori, per migliaia di anni hanno vissuto in simbiosi con la natura, e tuttora sono considerati dei formidabili botanici e zoologi, conoscendo i segreti di piante e animali.
Solo loro potrebbero svelare l’affascinante mistero di Kubu Island, un’isola di granito che affiora solitaria nell’immenso deserto di sale del Parco Nazionale Makgadikgadi. La sua origine è un enigma che gli scienziati non sono ancora stati in grado di spiegare. Sembra un miraggio, coi suoi possenti e contorti baobab che riverberano sul fondo abbagliante e disseccato di un antico lago salato, prosciugatosi circa diecimila anni fa. Un paesaggio da favola, quasi irreale, che alla fine del giorno regala i più incantevoli tramonti e cieli stellati d’Africa.
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