L’ex presidente gabonese Ali Bongo Ondimba, deposto, il 30 agosto 2023 da un golpe, ha scritto una lettera pubblica ai suoi connazionali.
Chiede al Paese, ai suoi leader e ai concittadini di rinunciare alla vendetta e di “scrivere la prossima storia con armonia e umanità”. Afferma di non cercare vendetta, e di non voler costituire per il Gabon un rischio di minaccia, di disordine e di destabilizzazione in questo momento di ricostruzione. “Rispetto e comprendo il desiderio dei cittadini di volere, per costruire il futuro, nuovi leader politici e desidero riaffermare il mio ritiro dalla vita politica e la rinuncia definitiva a qualsiasi ambizione nazionale. Questo vale anche per Sylvia e Nourredin”, la moglie e il figlio, attualmente in carcere.
Chiede la pacificazione, la fine “delle violenze e delle torture commesse contro la mia famiglia, in particolare mia moglie Sylvia e mio figlio Nourredin, e il loro rilascio”, definendoli “capri espiatori di una situazione che va ben oltre la loro persona”.
Parlando del suo governo, dei suoi 14 anni alla guida del Gabon, il presidente deposto si dice pienamente consapevole di quanto è stato realizzato sotto la sua guida “così come delle inadeguatezze di cui io solo mi assumo la responsabilità, sia a livello sociale sia per quanto riguarda la situazione funzionamento delle nostre istituzioni”.
Bongo si trova da quasi 13 mesi nella sua residenza a La Sablière, un quartiere residenziale situato nella periferia nord di Libreville. Contrariamente a quando affermato dalla giunta, ovvero che egli sia libero di muoversi, l’ex presidente dice invece di non essere libero e soggetto a sorveglianza quotidiana. Le mie visite dipendono dall’autorizzazione dei militari. Isolato dal mondo esterno, senza comunicazioni, senza notizie dalla mia famiglia”, ha detto Ali Bongo Ondimba.
La ministra delle Comunicazioni e dei Media, Laurence Ndong, ha confutato queste accuse, precedentemente avanzate dall’avvocato della famiglia Bongo, sostenendo che tutti i diritti dovuti all’ex coppia presidenziale e al figlio Nourredin erano rispettati. “Ricevono regolarmente la visita dei loro parenti stretti e dei loro avvocati, nonché dei funzionari diplomatici e consolari francesi”, ha detto il portavoce del governo di transizione.
Il 30 agosto 2023, poco dopo l’annuncio di risultati ufficiali delle elezioni presidenziali del 26 agosto, sancite dalla vittoria scontata di Bongo, con il 64,27% delle preferenze, un gruppo di golpisti, tra cui membri della Guardia Repubblicana, della Guardia Pretoriana della Presidenza (berretti verdi), nonché soldati dell’esercito regolare e poliziotti, hanno fatto irruzione nella sede della tv nazionale e annunciato di porre fine al regime in vigore e lo scioglimento delle istituzioni. Solo cinque giorni dopo il colpo di Stato, si è insediato come presidente di transizione il generale Brice Clotaire Oligui Nguema, capo della Guardia repubblicana del Gabon.
Il golpe è stato piuttosto ben accolto dalla popolazione, stanca di essere governata da 55 anni dalla famiglia Bongo. Anche sul piano regionale e internazionale Oligui ha cercato, e continua a farlo, di dare un volto ‘pulito’ a questo golpe.
Bongo è salito al potere nel 2009 alla morte del padre, Omar Bongo, che ha governato sul Gabon per ben 42 anni.