In Gabon è stata approvata una riforma della Costituzione con 213 voti a favore e solo 14 contro. Una maggioranza più che qualificata ha dunque varato una nuova legge fondamentale dello stato che, all’articolo otto, prevede quanto segue:
“Il presidente è il detentore supremo del potere esecutivo. Il presidente gode della piena immunità nell’esercizio delle sue funzioni. Di conseguenza non è imputabile mai di niente. I dirigenti civili e militari dovranno prestare giuramento davanti al presidente. Il mandato presidenziale è di sette anni e non ci sono limiti alle candidature, dunque il presidente uscente si può candidare quante volte vuole. La costituzione per entrare in vigore deve essere promulgata dal presidente”.
La notizia non merita commenti. È una sorta di conferma della prima e della seconda legge di Murphy africana che recitano quanto segue: la prima, un presidente africano che fa le elezioni le vince. La seconda, un presidente che non può presentarsi candidato cambia la costituzione.
Alì Bongo (nella foto), attuale presidente del Gabon è figlio di Omar Bongo, presidente per 42 anni, ha fatto le elezioni. Le ha perse perché il suo rivale Jean Ping ha ottenuto più voti. Ma di fatto le ha vinte perché, nonostante le proteste di piazza e i moniti (lievi) della comunità internazionale, è rimasto al potere.
Tutto ciò è una dimostrazione delle immutabili leggi della natura che, però, hanno delle eccezioni. Per esempio un incidente ancora poco spiegato dalla scienza ha costretto il presidente del Gambia Yaya Jammeh, che aveva perso le elezioni ad andarsene. Qualcosa di simile era accaduto poco prima anche per il Burkina Faso con il presidente Blaise Compaorè.
Gli scienziati sono certi: queste eccezioni non accadono mai come conseguenza dei moniti e delle proteste, sempre trascurabili sul piano dell’energia, della comunità internazionale.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)