Sul sito di approfondimento “The Conversation”, la studiosa di diritto Satang Nabaneh ha analizzato la situazione del Gambia, dove recentemente il parlamento ha votato a favore della depenalizzazione delle mutilazioni genitali femminili (Mgf).
La possibile inversione di rotta del Gambia sul tema, sottolinea Nabaneh, ha portato il Paese sotto i riflettori globali come “l’ultimo esempio di reazione contro l’uguaglianza di genere”.
La criminalizzazione delle Mgf da parte del Gambia non è stata la prima nell’Africa occidentale, ma è stata una sorpresa. L’allora presidente, Yahya Jammeh dichiarò che la tradizione era una pratica non religiosa e dannosa, malgrado il disaccordo di una parte della società.
Nel 2015, il parlamento gambiano ha compiuto il passo storico approvando il Women’s (Amendment) Act, che criminalizzava le Mgf e le rendeva punibili fino a tre anni di carcere – un cambiamento significativo dopo anni di sostegno.
Ma recentemente, il 18 marzo, i politici hanno votato con 42 voti favorevoli e 4 contrari a favore di un nuovo controverso disegno di legge che abrogherebbe lo storico divieto delle Mgf se approvato dopo ulteriori consultazioni e pareri di esperti da parte di ministeri governativi specializzati.
“L’esperienza del Gambia – scrive Nabaneh – dimostra anche che i donatori occidentali e le istituzioni multilaterali devono andare oltre la semplice spinta verso le riforme. Una volta ottenute le riforme che hanno sostenuto, dovrebbero avere una strategia per sostenerle. Le forze che si opponevano alla riforma si raggruppano spesso per fare campagna per la sua rimozione”.