Ex gangster e rapinatore di banche, diventato proprietario di un night club e politico dell’opposizione, Gayton McKenzie è stato nominato ministro dello Sport, delle Arti e della Cultura del Sudafrica. Il presidente Cyril Rampahosa ha assegnato a McKenzie, leader dell’Alleanza patriottica, il portafoglio del governo multipartitico da lui annunciato domenica dopo che il suo African National Congress (Anc) ha perso la maggioranza parlamentare alle elezioni del 29 maggio.
Per gli ammiratori di McKenzie, secondo l’emittente britannica Bbc, la sua nomina è la dimostrazione di come un personaggio possa attraversare i momenti difficili della vita e raggiungere il successo. Ha rapinato la sua prima banca prima di compiere 16 anni, poi è diventato, come ha detto in un’intervista a una stazione radio locale , un gangster. Ha trascorso sette anni in prigione, ma ha giurato di cambiare dopo il suo rilascio. “Avevo forse 12 rand in tasca, ma avevo miliardi di rand in mente. Ed è questo che la gente non capisce: si concentrano su ciò che manca loro invece di come ottenere ciò che manca loro”, ha detto in un’intervista del 2013 con all’emittente pubblica sudafricana Sabc.
Trasformatosi in una sorta di predicatore motivazionale, ha pubblicato libri sulla sua vita, tra cui “A Hustler’s Bible”, e si è avventurato in varie attività, dall’estrazione mineraria in Zimbabwe ai night club in Sudafrica.
McKenzie è poi entrato in politica fondando il partito Ap nel 2013. Alle ultime elezioni ha ottenuto il 2% dei voti a livello nazionale e l’8% nella provincia del Capo Occidentale raccogliendo i voti dalle persone di razza mista.
L’analista politico Kagiso Pooe ha dichiarato alla Bbc che McKenzie ha uno stile “spavaldo”, che piace ai suoi elettori. “La gente si riconosce in qualcuno che proviene dal suo stesso ambiente e che non ha paura di dire: questo è ciò che sono. Lo si vede con persone come il presidente Zuma, il presidente Trump e altre personalità simili”, ha affermato. La campagna del signor McKenzie contro i migranti clandestini è stata per lui una vittoria elettorale, ha aggiunto l’analista. I critici del signor McKenzie hanno denunciato la sua campagna come xenofoba. L’ha condotta sotto lo slogan “Abahambe”, che in zulu significa “Devono andarsene” e, in una trovata pubblicitaria, ha visitato il confine con lo Zimbabwe per scacciare le persone che cercavano di entrare in Sudafrica.
È stato anche accusato di ipocrisia, poiché i suoi detrattori hanno sottolineato che nell’intervista del 2013 alla Sabc aveva descritto gli immigrati provenienti da altre parti dell’Africa, tra cui lo Zimbabwe, come parte “integrante” dell’economia del Sudafrica, mentre “il problema con noi neri, di cui parlo qui, è che siamo pigri”.