Un ragazzo di ventitré anni che vive nella malandata capitale del Sud Sudan si è costruito da solo un aereo nel cortile di casa. Guadagnandosi così un posto di lavoro nell’aeronautica.
di Tayeb Salman
È stato costretto ad abbandonare gli studi, ma non ha rinunciato alle sue ambizioni. «Sognavo di volare fin da bambino», confessa. «Un giorno, all’età di dieci anni, sono salito su una terrazza con un paio di ali realizzate con due bastoni e una tenda. Ero convinto di poter spiccare il volo come un uccello… Finii per massacrarmi a terra, rompendomi una gamba». Oggi George Mel è un ragazzo di 23 anni e vive a Juba, la capitale del Sud Sudan. Aspira a diventare il più giovane aviere della più giovane nazione africana.
«Cinque anni fa mi sono diplomato col massimo dei voti in Uganda», racconta. «Volevo studiare alla facoltà d’Ingegneria aereonautica, ma la prematura morte di mio padre mi ha obbligato a tornare in patria per prendermi cura della famiglia».
Tra un mestiere e l’altro ha trovato il tempo di coltivare la sua passione. «Ho letto decine di libri e articoli via internet. Un giorno mi sono messo in testa di costruire un piccolo velivolo». Ha cominciato a recuperare pezzi di vecchi motori, tubi di alluminio, legni e brandelli di tessuto. Per due anni ha lavorato senza sosta nel suo cortile, trasformato in officina a cielo aperto. Nemmeno la guerra civile, scoppiata a fine 2013, lo ha fermato. Mentre altri usavano i kalashnikov, lui ci dava dentro con martelli, seghe e lime. Amici e parenti gli davano del pazzo. Non si è fatto scoraggiare. Lo scorso febbraio è riuscito a mettere in moto il suo gioiello, o meglio, a far girare le eliche.
«Sto attendendo il permesso per farlo sollevare da terra», spiega. «Le autorità dicono che il mio ultraleggero non ha le certificazioni previste». Vero. Ma alcuni ufficiali dell’aeronautica, rimasti colpiti da tanta intraprendenza e passione, gli hanno offerto un posto di lavoro: nel reparto progettazione della Sud Sudan Air Force. Ora George spera in una borsa di studio che gli permetta di laurearsi all’estero in ingegneria aeronautica. «Nel frattempo sto progettando un drone che possa aiutare i contadini nella cura delle piantagioni», confessa. Non è interessato agli usi militari. «Il mio Paese ha troppo sofferto per la guerra, ora è tempo di lavorare per la pace». E il cielo è fatto per far volare i sogni.