Gerd, Egitto e Sudan chiedono un’intesa all’Etiopia

di Enrico Casale
Gerd Nilo azzurro

L’Egitto, che teme che Grande diga del rinascimento (Gerd) possa ridurre la sua disponibilità di acqua dolce, scommette, insieme al Sudan, su un accordo legalmente vincolante che fissi i flussi idrici da rilasciare a valle e definisca le norme per la soluzione di eventuali controversie future tra i tre Paesi.

Solo un’intesa vincolante può risolvere la disputa sulla Grande diga del millennio (Gerd). È quanto ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, al suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian, in un colloquio telefonico. Il ministro degli Esteri egiziano ha chiesto al suo omologo francese di poter continuare ad avere un confronto con la Francia sul dossier della diga, considerando l’importanza di Parigi è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Anche Yasir Abbas, ministro sudanese dell’Irrigazione e delle Risorse idriche è tornato a chiedere un accordo vincolante tripartito per la gestione della Grande diga del rinascimento (Gerd). In una conferenza stampa che si è tenuta a Khartoum, Abbas ha detto: “Il Sudan beneficerà della Gerd in termini di generazione di elettricità e riduzione delle inondazioni, ma solo a condizione che vi sia un accordo tripartito vincolante”.

Secondo il ministro, Sudan ed Etiopia devono scambiarsi informazioni riguardo al grande sbarramento sul Nilo azzurro, in modo che la diga sudanese di al-Rusaires possa essere gestita in sicurezza.

Il 19 luglio, il governo etiope ha annunciato di aver completato il secondo riempimento del bacino della diga e ha dichiarato di voler avviare la produzione di energia elettrica dalla diga entro pochi mesi.

Sudan, Egitto ed Etiopia sono in trattativa da anni sulle questioni tecniche e legali relative al riempimento e al funzionamento. Finora però non è stata raggiunta alcuna intesa.

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