Il colpo di Stato in atto non dovrebbe, allo stato attuale delle cose, cambiare l’atteggiamento del Sudan sul dossier della Grande diga del millennio etiope (Gerd). Khartoum, in linea con le posizioni dell’Egitto, si è sempre opposta alla gestione unilaterale dei flussi del Nilo da parte di Addis Abeba e continuerà a farlo anche in futuro. È quanto afferma Giuseppe Dentice, responsabile del desk Medio Oriente e Africa settentrionale del Cesi (Centro studi internazionali).
“Considero la questione del golpe a Khartoum più una sorta di regolamento di conti interno tra militari e civili con logiche e dinamiche tutte nazionali – osserva Dentice -. Non credo che possa avere una ricaduta profonda sulle relazioni internazionali del Paese”.
La diga è una grande infrastruttura che l’Etiopia ha realizzato sul Nilo azzurro, il principale affluente del Nilo. Fin dalla posa della prima pietra, Egitto e Sudan non si sono opposti alla costruzione dello sbarramento, ma hanno chiesto che i flussi idrici fossero regolamentati da un trattato internazionale vincolante che prevedesse, tra l’altro, norme per dirimere eventuali controversie tra le tre nazioni. Nonostante numerose sessioni di incontri, i responsabili dei tre Paesi non sono riusciti finora ad arrivare ad alcuna intesa. L’Etiopia, da parte sua, ha forzato la mano iniziando a riempire l’invaso questa estate. Khartoum e, soprattutto, Il Cairo sono preoccupati per la diminuzione dei flussi idrici. Un calo consistente della portata del fiume – denunciano i due Paesi arabi – potrebbe mettere a rischio lo sviluppo e la stessa vita di chi sta a valle.
“Questo golpe organizzato dai militari – continua Dentice – non dovrebbe cambiare la posizione del Sudan. Anzi, i militari sudanesi sono, da sempre, vicini alle posizioni egiziane. Quindi, se qualcosa dovesse cambiare, cambierebbe nella direzione di una maggiore rigidità nei confronti dell’Etiopia”.
Diversa la situazione se il potere fosse stato assunto completamente dai civili, al potere insieme ai militari dalla caduta del presidente Omar al-Bashir (2019). “In questo caso – osserva Dentice -, i civili sarebbero forse stati più disposti ad accettare le posizioni degli etiopi o, quanto meno, ad ammorbidire l’atteggiamento tenuto finora”.
Secondo Dentice, dunque, il colpo di Stato – se l’esito sarà confermato – è più una questione interna. Una sorta di redde rationem tra le due componenti al governo. “Ho il sospetto che questa azione dei militari sposti l’orologio indietro – osserva -. I militari hanno ripreso in mano il potere ricacciando i civili in un angolo e, di fatto, bloccando il fragile processo di transizione che era in atto nel Paese. Le posizioni dei militari nei confronti della Gerd sono sempre state chiare fin dai tempi del presidente al-Bashir. Quindi, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, non credo che a livello internazionale cambierà qualcosa”.