Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha accusato l’Etiopia di rifiutare la mediazione regionale e internazionale per risolvere la crisi della Grande diga del rinascimento (Gerd). Lo ha dichiarato, secondo quanto riporta il sito al-Ahram, nel corso di un’udienza della Commissione per gli Affari arabi e africani del Senato che si è tenuta al suo rientro da un giro nelle principali capitale del continente dove si è confrontato con i leader africani.
Le tensioni sono aumentate nelle ultime settimane dopo che l’ultimo round di colloqui trilaterali a Kinshasa, che si sono tenuti all’inizio di aprile, non è riuscito a produrre un accordo per rilanciare i negoziati sul grande sbarramento sul Nilo Azzurro.
Il rifiuto dell’Etiopia di diverse proposte di Egitto e Sudan sul meccanismo di negoziazione, che include una mediazione di quartetto internazionale, ha portato al fallimento dei colloqui. I tre Paesi hanno fatto ricorso alla diplomazia nelle ultime settimane, informando le controparti regionali e internazionali sulle loro posizioni e sugli sviluppi nell’ultimo stallo dei negoziati. Hanno inviato lettere al Consiglio di sicurezza dell’Onu per chiarire posizioni e sviluppi riguardo alla diga, e si sono scambiati accuse su chi è responsabile del fallimento dei colloqui.
L’Egitto ha inviato il suo ministro degli Esteri in un tour in sei nazioni in Africa per chiarire la posizione del Paese. Il Sudan questa settimana farà lo stesso nei prossimi giorni.
Questa attività diplomatica non ha però sbloccato le trattative. Addis Abeba, che non vuole la mediazione di Unione Europea, Stati Uniti e Nazioni Unite, prevede di procedere con il secondo riempimento della diga anche senza alcuna intesa con Egitto e Sudan.