L’Africa sub-sahariana deve creare almeno 20 milioni di posti di lavoro l’anno per soddisfare le esigenze di una popolazione in rapida crescita. Lo ha dichiarato Christine Lagarde, la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi) all’inaugurazione della conferenza «Futuro dei lavori in Africa sub-sahariana», in corso ad Accra, in Ghana.
La Lagarde prevede che la popolazione regionale aumenterà dall’attuale miliardo a 1,7 miliardi entro il 2040, ad una velocità doppia rispetto a quanto avvenuto nell’ultimo decennio. Se i Paesi della zona faranno il necessario per implementare le opportunità lavorative regionali, ha spiegato Lagarde, il continente intero godrà di «un lungo periodo di forte crescita».
In questo senso, la Lagarde ha sottolineato l’importanza di sviluppare tecnologia e digitalizzazione, convinta che queste «miglioreranno gli standard di vita» con nuovi posti di lavoro che sostituiranno i vecchi.
«Alcuni temono che l’automazione sostituirà gli esseri umani in una serie di funzioni, causando perdite di posti di lavoro e un aumento della disuguaglianza. Devo confessare che io sono più ottimista della tecnologia. Penso che possiamo correre insieme alle macchine, non contro di loro», ha detto la Lagarde.
La direttrice dell’Fmi ha quindi elogiato l’Accordo di libero scambio continentale (Cfta), siglato dai leader africani, come un primo passo positivo verso la creazione di un mercato panafricano integrato. Lo scorso marzo 44 Paesi africani hanno firmato l’accordo che, una volta ratificato da almeno 22 parlamenti nazionali, porterà alla creazione in Africa della più grande area di libero scambio dopo l’istituzione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc).
Lo storico accordo è stato siglato il 21 marzo nel corso del decimo vertice straordinario dell’Unione africana (Ua) tenuto a Kigali, in Ruanda, al quale hanno partecipato capi di Stato e di governo dei Paesi membri. Non hanno firmato l’accordo i due Paesi con le più grandi economie del continente, Nigeria e Sudafrica, oltre a Botswana, Lesotho, Namibia, Zambia, Burundi, Eritrea, Benin, Sierra Leone e Guinea Bissau. Oltre all’intesa per il lancio della Cfta, che nella sua prima fase prevede la rimozione delle tariffe sul 90% delle merci scambiate a livello continentale, 43 Stati membri hanno firmato la dichiarazione di fine vertice mentre solo 27 Paesi hanno firmato il protocollo per il libero movimento delle persone.