Il leader dell’opposizione del Ghana ed ex presidente John Mahama ha detto di non essere d’accordo con la sentenza della Corte Suprema sulla sua petizione che contesta i risultati delle elezioni presidenziali dello scorso anno ma riconosce di essere vincolato dalla decisione della Corte: lo riferisce la stampa locale e internazionale.
La Corte Suprema ha respinto ieri la richiesta del leader del Congresso Nazionale Democratico (Ndc) ed ex presidente della Repubblica del Ghana, John Dramani Mahama, di ripetere le elezioni presidenziali del 2020.
Durante la lettura della sentenza il presidente della Corte suprema, Kwasi Anin-Yeboah, ha affermato: «Il firmatario non ha dimostrato in alcun modo come gli errori (commessi dalla commissione elettorale, ndr) avrebbero influito sulla dichiarazione delle elezioni. Non abbiamo quindi motivo di ordinare una replica e di conseguenza respingiamo la petizione».
John Mahama aveva contestato i risultati dei sondaggi insistendo sul fatto che nessuno dei nove candidati alla presidenza aveva ottenuto la soglia costituzionale obbligatoria (ossia la metà più uno dei voti) per essere dichiarato vincitore dei sondaggi.
Nella sua petizione Mahama aveva chiesto alla Corte Suprema di dichiarare incostituzionale e nulla l’attestazione di Nana Akufo-Addo come vincitore delle urne e di ripetere l’elezione tra lui e il presidente Akufo-Addo.
Mahama aveva ha chiamato tre testimoni a sostegno del suo caso (Johnson Asiedu Nketiah, Michael Kpessa-Whyte e Rojo Mettle-Nunoo) che sono stati interrogati, ma le loro deposizioni sono state giudicate irrilevanti rispetto all’oggetto del contendere.
Un giudice della Corte suprema, Yonny Kulendi, è intervenuto dopo la lettura della sentenza per dichiarare che i giudici sono aperti a critiche per la loro gestione della petizione elettorale, ma non disponibili agli insulti. «Siamo costruttivi, siamo proattivi. In qualità di amministratori del potere di giustizia del popolo, siamo disposti e felici di essere criticati – ha detto -. Criticateci anche con forza ma non insultateci, non rimproverateci e non rivolgeteci discorsi d’odio».