Sabato, oltre 1.000 manifestanti hanno marciato nella capitale del Ghana, Accra, per chiedere a gran voce le dimissioni del presidente Nana Akufo-Addo, accusato di avere responsabilità dell’attuale crisi economica che sta portando a una rapidissima svalutazione del Cedi, a una forte crescita dell’inflazione e all’aumento dei generi di prima necessità e dei carburanti, costi saliti a livello record.
Passando davanti alla polizia in tenuta antisommossa la folla, vestita di rosso, ha sventolato cartelli e intonato slogan come “Akufo-Addo deve andarsene” e “No Fmi”, in riferimento ai colloqui in corso tra il governo e il Fondo monetario internazionale (Fmi), una trattativa per un prestito di svariati miliardi di dollari al fine di sostenere l’economia ghanese ed evitare il default. La scorsa settimana, in un messaggio alla nazione, il presidente Akufo-Addo ha cercato di rassicurare i ghanesi sul fatto che le autorità avrebbero riportato in carreggiata le finanze del Paese, dove l’inflazione al consumo ha superato il 37% nel solo mese di settembre.
Secondo i manifestanti, citati dall’agenzia Reuters, Addo “ha fallito e gli stiamo chiedendo di dimettersi. Gli alti incrementi del prezzo del carburante stanno uccidendo il popolo del Ghana”. La protesta, svoltasi in maniera pacifica, è l’ultima di una serie di manifestazioni quest’anno, sulla scia dell’aumento vertiginoso del costo della vita in tutto il Paese, che ha reso ancora più difficile la vita quotidiana. Secondo la Banca mondiale, in Ghana circa un quarto della popolazione vive con meno di 2,15 dollari al giorno. Il Paese, che produce oro, cacao e petrolio, ha anche visto il valore della sua valuta crollare di oltre il 40% rispetto al dollaro nel 2022, rendendola la valuta con le peggiori performance dell’anno in corso.