Ghana, Oms al lavoro per risposta a possibile epidemia da virus Marburg

di claudia
ebola

Le autorità sanitarie del Ghana, con il sostegno dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha già avviato i preparativi per una possibile risposta all’epidemia di virus Marburg mentre sono in corso ulteriori indagini sui campioni prelevati dai due casi sospetti e inviati ai laboratori dell’Istituto Pasteur di Dakar, in Senegal.

L’Oms, riporta l’agenzia Onu in un comunicato, sta schierando esperti per supportare le autorità sanitarie del Ghana e rafforzare la sorveglianza sulle malattie, i test, il tracciamento dei contatti, preparando le strutture a curare i pazienti e lavorando con le comunità per allertare la popolazione ed educarla sui rischi e pericoli della malattia.

Se confermati, i casi in Ghana segnerebbero la seconda volta che Marburg viene rilevato in Africa occidentale. La Guinea ha confermato un singolo caso in un focolaio che è stato dichiarato chiuso il 16 settembre 2021, cinque settimane dopo il rilevamento del caso iniziale. “Le autorità sanitarie sono sul campo per indagare sulla situazione e prepararsi per una possibile risposta all’epidemia” ha dichiarato nel comunicato Oms Francis Kasolo, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità in Ghana: “Stiamo lavorando a stretto contatto con il Paese per aumentare il rilevamento, tenere traccia dei contatti, essere pronti a controllare la diffusione del virus”.

L’Oms definisce Marburg come una “febbre emorragica virale altamente infettiva” appartenente alla stessa famiglia della più nota malattia da virus Ebola. Non ha vaccini o trattamenti conosciuti e ha un tasso di mortalità dell’88%. La malattia viene trasmessa alle persone dai pipistrelli della frutta e si diffonde tra gli esseri umani attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei delle persone infette, le superfici e i materiali.

I due pazienti deceduti e originari della regione meridionale dell’Ashanti non erano imparentati e mostravano sintomi come diarrea, febbre, nausea e vomito. La malattia è stata tuttavia identificata solo dopo la loro morte: la cosa ha suscitato serie preoccupazioni tra le autorità sanitarie, attivartesi per identificare potenziali contatti e reprimere l’epidemia prima che si diffonda. 

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