Hanno ucciso Ahmed Hussein Divela. È stato assassinato ieri sera a Madina, sobborgo della capitale. Due uomini a bordo di una motocicletta lo hanno colpito con tre colpi d’arma da fuoco mentre era alla guida della sua auto: due al petto e uno al collo.
Al pubblico italiano forse questo nome dirà poco. In realtà, Ahmed Hussein Divel è uno dei giornalisti più famosi dell’Africa e del Ghana in particolare. Ahmed aveva 34 anni ed era uno dei professionisti di punta del team investigativo dei giornalisti guidati da Anas Aremayaw Anas, il reporter africano più temuto nel continente. Anas, al quale la rivista «Africa» dedica la copertina e un lungo servizio all’interno, è anche chiamato «l’uomo con le perline» perché, per proteggere la sua identità e poter portare a termine lunghe inchieste giornalistiche, si è sempre presentato con il volto nascosto da una maschera di perline.
Come Anas ha rivelato nella sua intervista ad «Africa», il team ha condotto servizi giornalistici partiti da lunghe inchieste sotto copertura. Articoli che hanno svelato la corruzione nel calcio, nella magistratura, nella polizia, lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Un lavoro certosino che ha esposto sia Anas sia i suoi colleghi a rischi sempre maggiori. Negli anni è stato il bersaglio di minacce e molti criminali che ha incastrato sono a piede libero e gli hanno giurato vendetta.
La paura del team di giornalisti è così grande che, negli ultimi mesi, il gruppo ha iniziato a collaborare con magistrati e poliziotti. Ma ciò non è bastato. Ahmed Hussein Divela è stato ucciso. È stato lo stesso Anas ad averne dato l’annuncio sul social: «Una notizia triste, ma noi non staremo in silenzio. Riposa in pace, Ahmed».
Il giornalista assassinato aveva recentemente presentato una denuncia dopo che un deputato del partito al governo che aveva trasmesso la sua foto alla televisione nazionale, promettendo una ricompensa a chiunque lo avesse picchiato. Il video della minaccia del parlamentare è stato postato da Anas insieme alla notizia della morte del collega. Un’allusione probabilmente non casuale.
Oltre a denunciare la corruzione delle più alte cariche governative, Ahmed aveva anche contribuito a smascherare il marcio del calcio africano e ghanese. Indagine, condotta con Anas, che portò alle dimissioni del presidente della Federazione ghanese, Kwesi Nyantakyi, filmato con potenziali «investitori» (giornalisti infiltrati) ai quali venivano offerti lucrosi contratti con il governo del Ghana, in cambio di diversi milioni di dollari. In seguito allo scandalo, più di 50 arbitri africani sono stati sospesi dalla Confederazione del calcio africano.