Oggi, 22 aprile, si celebra in tutto il mondo la 46ª edizione della Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del Pianeta. Voluto dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso dal presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy, l’evento coinvolge ogni anno un miliardo di persone e 22mila organizzazioni in 192 Paesi in tutto il mondo. In Italia vengono organizzate iniziative, feste, installazioni. L’obiettivo della giornata è coinvolgere la popolazione mondiale su temi come l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili e la scomparsa progressiva di migliaia di specie di piante e animali.
Proprio mentre si celebra questa festa, l’Africa subsahariana sta vivendo una dei suoi peggiori periodi di siccità, che ha creato una grave emergenza alimentare che colpisce 14 milioni di persone. Il Paese più interessato è il Malawi, dove 2,8 milioni di persone, il 16% della popolazione, sono costrette a fare i conti con forti carenze di cibo. Nel 2015 la produzione di mais del Malawi è diminuita del 12% rispetto al 2014 e del 33% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Segue il Madagascar, in cui quasi 1,9 milioni di persone sono sulla soglia di rischio. In Zimbabwe, 1,5 milioni, oltre il 10% del totale, si trovano nella stessa situazione.
Anche il Sudafrica, principale granaio di tutta la regione, sconta gli effetti della peggiore siccità degli ultimi decenni: il 2015 è stato l’anno più secco dall’inizio delle rilevazioni, 1904. Le aspettative di un pessimo raccolto potrebbero costringere il Paese, secondo l’Onu, a importare fino a 6 milioni di tonnellate di mais, oltre la metà del suo fabbisogno. Nel frattempo Pretoria ha dichiarato lo stato di siccità in cinque province – le zone principali per la produzione di cereali. Il vicino Lesotho ha proclamato un piano di risposta alla siccità, mentre lo Swaziland sta implementando piani di razionamento dell’acqua. Lo Zambia, che ha buone riserve di cibo, ha bloccato le esportazioni per evitare di finire le scorte.
Ad essere colpito è anche il Corno d’Africa. Secondo la Fao, negli ultimi mesi in Etiopia la siccità ha portato alla perdita di diversi raccolti, decimato il bestiame e trascinato 10,2 milioni di etiopi nell’insicurezza alimentare. Nella stessa situazione dovrebbe trovarsi l’Eritrea, anche se il governo nega l’emergenza.