Giornata di preghiera contro la tratta

di claudia

Si celebra oggi l’ottava Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta, in cui si celebra la memoria liturgica di Santa Bakhita, simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. La giornata di oggi, in particolare, si concentra sul tema della “forza delle donne”, messo al centro dal comitato promotore della giornata di fronte a un dato incontrovertibile: le bambine e le donne infatti rappresentano il 72% delle vittime della tratta.

di Andrea Spinelli Barrile

Ma non solo: secondo le Nazioni Unite due terzi degli analfabeti del mondo sono donne e non va meglio nel mondo del lavoro, dove il tasso di partecipazione alla forza lavoro tra i 25 e i 54 anni è pari al 90% per gli uomini e poco meno di due terzi per le donne. E peggio ancora va nella vita sociale: il 30% delle giovani donne non studia, non lavora, non segue corsi di formazione. È una panoramica che mostra come la disparità e l’ingiustizia vissuta dalle donne sia un problema di portata globale, una condizione di vulnerabilità che le espone maggiormente al rischio di violenza, tratta e sfruttamento.

La Giornata di oggi, con una maratona online di preghiera, è coordinata da Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta di oltre 3000 suore, amici e partner in tutto il mondo, ed è promosso dalle Unioni internazionali delle Superiore e dei Superiori generali, in partenariato con la sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale, Caritas internationalis, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, il Movimento dei focolari, il Jesuit refugee dervice e tante altre organizzazioni in tutto il mondo.

Il problema della tratta e dello sfruttamento femminile si è accresciuto con la pandemia, che “ha aumentato il business della tratta, le condizioni di vulnerabilità per le persone più a rischio e le disuguaglianze tra uomini e donne” ha affermato suor Gabriella Bottani, coordinatrice della giornata, in un comunicato stampa. Le donne infatti non sono da considerarsi vittime, ma agenti di cambiamento ed è necessario, quindi, che si trasformi radicalmente il modello socio-economico attuale che sta alla base della tratta, realizzando con urgenza un’economia della cura delle persone e della casa comune.

Secondo il Piano strategico 2022–2025 delle Nazioni unite denominato “Entity for gender equality and the empowerment of women (Un-Women)” a fronte di un miglioramento generale della condizione femminile a livello globale, fino almeno all’arrivo della pandemia, restano significative le disuguaglianze registrate in tutti gli ambiti più importanti della vita sociale: salute, lavoro, educazione, politica. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite sulla tratta di persone (2020 Unodc Global report on trafficking in persons) le donne e le bambine rappresentano il 72% delle vittime della tratta identificate. L’empowerment della donna non è solo questione di giustizia in termini di pari opportunità, ma anche di ampliamento delle capacità delle risorse umane: con un maggior coinvolgimento delle donne si possono favorire nuovi processi sociali ed economici.

Un sistema che esclude le donne, e tutti i gruppi sociali resi vulnerabili, è un sistema che è anche inefficiente, oltre che iniquo, perché non massimizza la sua capacità di promuovere lo sviluppo umano integrale.

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