Assistiamo ancora troppo spesso a pratiche arbitrarie di censura, soprattutto su Internet con interruzioni occasionali della rete in alcuni Paesi, arresti di giornalisti e attacchi violenti, molto spesso nella massima impunità: lo denuncia Reporter senza frontiere (Rsf) riferendosi al continente africano, in occasione dell’odierna Giornata mondiale per la libertà di stampa, che fa coincidere con la presentazione del suo principale rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo.
Negli ultimi anni, scrive Rsf nella sintesi del rapporto dedicata all’Africa, “il proliferare di leggi repressive che criminalizzano il giornalismo online ha inferto un ulteriore colpo al diritto all’informazione. Allo stesso tempo, il proliferare di voci, propaganda e disinformazione ha contribuito a indebolire il giornalismo e l’accesso a informazioni di qualità”.
I media africani – spesso poco supportati dal punto di vista istituzionale e ancora ampiamente dipendenti dai dettami editoriali dei loro proprietari – “lottano per sviluppare modelli sostenibili e sostenibili. La recente comparsa di coalizioni di giornalisti investigativi, tuttavia, consente importanti rivelazioni su argomenti di pubblico interesse”, riconosce Rsf.
Nel Sahel, l’insicurezza e l’instabilità politica sono aumentate drasticamente e il giornalismo è stato recentemente oggetto di attacchi spettacolari. Nel 2021, due giornalisti spagnoli sono stati uccisi in Burkina Faso (41°), il giornalista francese Olivier Dubois è stato rapito da un gruppo armato in Mali (111°) e diversi giornalisti sono stati espulsi dal Benin (121°), Mali o Burkina Faso.
A lungo soffocati sotto la dittatura, Paesi come l’Angola (99° nella classifica mondiale), lo Zimbabwe (137°) o l’Etiopia (114°) hanno sperimentato un’apertura più o meno significativa del loro spazio mediatico ma, nella maggior parte dei casi, permane la repressione contro voci dissidenti.
Il peggior nemico della libertà di stampa in Africa è l’Eritrea, 179° mondiale su 180. La stampa, come tutta la società eritrea, “è soggetta all’arbitrarietà assoluta del presidente Issaias Afeworki, responsabile di crimini contro l’umanità secondo un rapporto delle Nazioni Unite del giugno 2016. Non ci sono media indipendenti, i giornalisti sono in esilio o in prigione”, denuncia Rsf.
Seychelles, Namibia e Sudafrica sono invece i meglio classificati dell’Africa su scala globale, rispettivamente al 13°, 18° e 35° posto, ben prima dell’Italia, 58ma appena prima del Niger.