È sempre più difficile la strada verso la giustizia per i discendenti delle tribù Herero e Nama della Namibia. All’inizio della scorsa settimana un giudice di New York ha respinto la loro richiesta di procedere contro la Germania tramite una class action, per le atrocità subite all’inizio del Novecento in quello che viene considerato da molti storici “il primo genocidio del XX secolo”, compiuto dai colonizzatori tedeschi contro le due tribù namibiane che ora vorrebbero riparazioni.
La giudice distrettuale Laura Taylor Swain ha infatti sostenuto che gli Stati Uniti non abbiano giurisdizione per giudicare in merito. La delusione fra gli Herero è emersa immediatamente, come testimoniato dalle dichiarazioni del leader degli Herero, Vekuii Rukoro, il quale ha dichiarato che la decisione è stata intaccata da «errori fondamentali» e che ricorreranno in appello. Per Rukoro si tratta di «un mero contrattempo», ma il rappresentante legale dello Stato tedesco, Ruprecht Polenz, ex-politico veterano dell’Unione cristiano-democratica (CDU), «non poteva e non potrà finire diversamente», in quanto non si tratta di un «argomento legale, ma politico e morale» su cui sperano di trovare presto un accordo. Per la parte tedesca, infatti, Berlino non avrebbe nessuna obbligazione giuridica in un eventuale risarcimento, perché al tempo «non esisteva un quadro normativo che si potrebbe applicare».
Dal 1904 al 1908 migliaia (100mila secondo alcune stime) di Herero e Nama furono massacrati, lasciati morire di fame o nei campi di concentramento, quando le tribù si ribellarono al dominio tedesco. Nel 1985 un rapporto delle Nazioni Unite lo definì un genocidio, per il quale da anni la Germania sta negoziando con il governo della Namibia per trovare una posizione comune sul passato coloniale.
Nel deserto namibiano, infatti, i tedeschi sterminarono oltre l’80% degli Herero e il 50% dei Nama. Furono costruiti campi di concentramento e di sterminio; furono condotti esperimenti medici mostruosi su esseri umani.
Berlino ha finora riconosciuto la «responsabilità morale» per lo sterminio, ma senza mai avanzare scuse ufficiali e respingendo le richieste di risarcimento. L’anno scorso ha restituito alcuni teschi e altri resti (vedi foto) di persone usate nell’era coloniale per esperimenti che avevano lo scopo di dimostrare la superiorità razziale.
Ampiamente ignorata per decenni, la storia coloniale tedesca in Africa merita maggior attenzione. Circa tre anni fa, il Museo storico tedesco ha curato una grande mostra sull’argomento.
La Germania, che perse tutti i suoi territori coloniali dopo la Prima guerra mondiale, fu la terza potenza coloniale dopo Gran Bretagna e Francia, che persero i loro possedimenti in Africa dopo la Seconda guerra mondiale.