In settimana il decreto che autorizza l’invio di militari italiani in Niger sarà votato dal parlamento. Se fosse stato qualche anno fa ci sarebbero già state manifestazioni, politici che avrebbero gridato alla violazione della costituzione, dibattiti in Tv e polemiche sui giornali. Nulla di tutto questo. Eppure il mandato e le regole di ingaggio con il quale l’Italia invierà circa cinquecento militari nel paese africano sono molto più stringenti di quelle con il quale abbiamo inviato soldati in altre parti del mondo.
In sostanza, al di là delle dichiarazioni alla stampa degli esponenti del governo, i militari italiani andranno al seguito dei francesi che sono in Niger per difendere i loro interessi strategici, cioè lotta al terrorismo e difesa delle mega installazioni per l’estrazione dell’uranio nel grande deserto del nord da parte della multinazionale francese Areva.
La Francia può, con ragione, parlare di interessi strategici. La politica energetica di Parigi si fonda, a differenza della nostra, sul nucleare e l’uranio nigerino è fondamentale per far funzionare le oltre cinquanta centrali nucleari.
Gli interessi strategici per l’Italia sono i migranti. Vogliamo abbassare i confini europei e chiudere quella parte di “rotta Mediterranea” che passa dal Niger, cosa che i francesi fino ad ora non hanno mai fatto. Anzi, diversi testimoni parlavano di frotte di migranti che passavano tranquillamente sotto gli occhi annoiati dei militari francesi stanziati in quel grande deserto.
E poi, magari chiuderemo la rotta che passa da Agadez ma per esperienza si sa che chiusa una rotta se ne apre un’altra, di solito più costosa, più lunga e più pericolosa. Come dimostrano le partenze riprese dalla Libia in questi giorni, nonostante il muro virtuale eretto dagli italiani nel Mediterraneo, davanti alle coste libiche. Tutto questo per dire che questa volta la missione italiana nel deserto è molto più impegnativa di altre.
In quel deserto opera un famigerato terrorista che si chiama Moktar Belmoktar, aderente al cartello di Al Qaeda e autore degli attentati a Bamako, ad Abidjan e a Ouagadougou. Belmoktar odia soprattutti i francesi e colpisce i loro obiettivi nel mondo. In quel deserto controlla tutti i traffici: di sigarette, di armi, di droga, di migranti. È soprannominato “mister marlboro” e da ora potrebbe includere nei suoi obiettivi anche gli italiani.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)