di Stefania Ragusa
Poteva anche intitolarsi “Il libro nero di re Leopoldo”, il libro “Gli spettri del Congo” di Adam Hochschild (Garzanti, 2022, pp. 472+XVI, € 22,00) che si è subito imposto come un classico e di cui esce ora la seconda edizione italiana. La Rd Congo fu in principio, dal punto di vista coloniale, un unicum: il possedimento privato di Leopoldo II. Il sovrano belga – che, in anticipo sull’era della post-verità, godeva di fama di abolizionista della schiavitù – non vi mise mai piede, cionondimeno attivò un efficace sistema di sfruttamento (di caucciù, avorio, legno) che rese schiavo un intero popolo (o, perlomeno, la parte sopravvissuta a un genocidio de facto). Ma il libro non è solo una galleria degli orrori, documentati anche da foto. In chiaroscuro risalta il movimento per i diritti umani. La voce che ci è più nota è quella di Mark Twain; ma l’autore dà rilievo soprattutto a Edmund Morel, l’anima di quel movimento. Assolutamente da leggere.