A più di cent’anni dalla morte, Cecil Rhodes fa ancora discutere.
Gli studenti dell’università di Città del Capo hanno chiesto che la sua statua sia rimossa dal loro campus e hanno avviato una campagna denominata «Rhodes Must Fall» («Rhodes deve cadere») che dal Capo si è estesa ad altri atenei sudafricani. Il movimento è poi sbarcato sui social network con l’hashtag #RhodesMustFall . Così anche dall’estero è arrivata solidarietà: spiccano tra gli altri il sostegno della prestigiosa università britannica di Oxford e di quella di Berkeley in California. La rivendicazione però non si è fermata alle parole. Alcuni ragazzi hanno versato sul monumento escrementi in segno di disprezzo. Tanto che, per evitare il ripetersi di gesti simili, la statua è stata coperta interamente con sacchi della spazzatura.
Anche i politici sono scesi in campo sostenendo più o meno apertamente l’iniziativa. Il ministro dell’Arte e della Cultura, Nathi Mthethwa (Anc), in un comunicato ha affermato che: «Noi non incoraggiamo e non incoraggeremo una rimozione violenta della statua perché non ci piacciono le persone che si fanno giustizia da sole. Come Governo, auspichiamo la partecipazione dei cittadini a una discussione che porti a una soluzione amichevole della soluzione».
Molto più duro Julius Malema, leader degli Economic Freedom Fighters: «È grazie a simboli come questi che i bianchi continuano a percepirsi come una razza superiore, ed è attraverso il crollo di questi simboli che la minoranza bianca inizierà a capire che non esiste una superiorità bianca».
Dopo qualche settimana di protesta, il senato accademico ha deciso di accogliere la richiesta degli studenti e di procedere alla rimozione della statua. La decisione del senato dell’università dovrà ora essere ratificata dal Consiglio universitario in una riunione speciale indetta per l’8 aprile.
Ma chi era Cecil Rhodes e perché gli studenti hanno avviato questa campagna?
Cecil Rhodes (1853-1902) era un britannico. Trasferitosi giovane in Sudafrica, fece fortuna come imprenditore nel settore minerario. Fu lui a fondare la De Beers, ancora oggi il principale operatore nel settore dei diamanti. A 23 anni era così ricco da potersi permettere il finanziamento della linea ferroviaria Città del Capo-Kimberly. A 35 anni controllava il 90% del mercato dei diamanti e aveva iniziato a espandersi in quello dell’oro. Ma Rhodes, più che come imprenditore, è noto per le sue imprese coloniali. Nel 1889, a capo della British South Africa Company, una società privata, ma dotata di un proprio esercito, decide di crearsi un impero proprio. Con l’avallo della Gran Bretagna, si dirige verso Nord e conquista con le armi e con l’inganno quelle porzioni di territorio che oggi chiamiamo Zambia e Zimbabwe e che, allora, venivano chiamate semplicemente Rhodesia. Appoggia anche finanziariamente l’esercito britannico contro i boeri. Perché in lui era forte l’idea di una Gran Bretagna forte che dominasse su tutti i continenti.
È per questi motivi che gli studenti (e ampi strati della comunità nera sudafricana e zimbabwiana) lo considerano il simbolo dell’oppressione del colonialismo bianco. La statua che oggi si vuole rimuovere era stata eretta in segno di gratitudine per il terreno donato dallo stesso Rhodes all’università. Ma per gli studenti quelle stesse terre erano state sottratte ai loro legittimi proprietari: i neri del Sudafrica.
Anche in Zimbabwe si sta sviluppando una protesta simile. Sull’eco del movimento sudafricano, alcuni membri dello Zanu-Pf, il partito al governo, hanno chiesto che le le spoglie di Rhodes che riposano non lontano da Bulawayo (nella foto in alto), siano esumate e trasferite in Gran Bretagna. Robert Mugabe, il Presidente dello Zimbabwe, si è sempre opposto. Ma Mugabe ha 90 anni e non è detto che, dopo la sua scomparsa, i successori non intervengano.