Gli Stati Uniti hanno chiesto al governo di Nairobi di poter utilizzare i droni per difendere le proprie forze armate e quelle keniane all’interno dei confini del Kenya.
Secondo quanto riporta il quotidiano New York Times di martedì, Africom, il comando statunitense in Africa, sta facendo pressioni per poter effettuare attacchi armati di droni contro i combattenti al-Shabaab, la milizia jihadista del network di al-Qaeda, nelle contee orientali, espandendo così la zona di guerra lungo tutto il confine dai loro santuari in Somalia e in Kenya.
La richiesta di poter agire anche all’interno dei confini keniani è arrivata dopo l’attacco terroristico alla base militare statunitense di Lamu che fatto una vittima tra i militari statunitensi e due tra i contractor. In quel frangente le forze armate keniane non si erano dimostrate particolarmente efficienti e, secondo alcuni rapporti, avevano tardato molto a intervenire contro gli aggressori. Il pericolo di azioni di al-Shabaab è però dimostrato anche da numerosi attacchi mortali effettuati dai miliziani somali in Kenya per spingere Nairobi a ritirare le sue truppe keniane che sostengono il legittimo governo di Mogadiscio.
In sostanza, le forze armate americane chiederebbero l’autorizzerebbe non solo per effettuare attacchi di droni in difesa delle truppe americane e di quelle keniane, ma anche per attacchi offensivi per prevenire minacce sospette: possibili autobombe, ordigni improvvisati ai lati delle strade, ecc. L’intesa proposta dagli Stati Uniti, prevede che le truppe Usa operino solo dopo aver avuto l’autorizzazione dello stato maggiore di Nairobi e solo in alcune e limitate zone del Kenya (le contee di Garissa e Lamu, che comprendono la pista di atterraggio di Manda Bay, luogo dell’attacco di al Shabaab e la regione di confine con la Somalia).
Negli ultimi anni, la guerra con i droni è diventata uno strumento fondamentale nella guerra contro le organizzazioni terroristiche. Le forze armate statunitensi li impiegano in Yemen, Pakistan (per il teatro di guerra afghano), Niger (per il conflitto nel Sahel) e Somalia. I droni sono un’arma tecnologicamente avanzatissima. Possono osservare in silenzio un individuo, un gruppo o un luogo per ore e ore e agire immediatamente se si rende necessario un attacco, il tutto senza mettere a rischio un pilota. Gli Stati Uniti hanno tuttavia dovuto affrontare critiche sulla mancanza di trasparenza dei loro programmi di guerra con i droni e sugli effetti collaterali a volte devastanti (morti civili, distruzioni di abitazioni, ecc.).
Schierare i droni in Africa orientale oltre a essere utile per contrastare i jihadisti, sarebbe un segnale alla Cina. È di questi giorni l’annuncio dell’intenzione di Pechino di aprire almeno 14 basi militari in altrettanti Paesi africani (tra i quali il Kenya e la Tanzania). Washington non vuole farsi trovare impreparata e perdere terreno nei confronti della Cina, nuova protagonista sulla scena africana.
(Tesfaie Gebremariam)