di Raffaele Masto
Sarebbe in corso un colpo di stato in Eritrea. Nel primo pomeriggio di lunedì è arrivata la notizia da fonti diplomatiche secondo le quali l’esercito eritreo ha circondato il ministero dell’Informazione. Poco dopo i militari hanno fatto irruzione nell’edificio e hanno costretto il direttore della TV a chiedere attraverso l’emittente la liberazione di tutti i prigionieri politici. Poi la TV è stata oscurata, ma circa un’ora dopo ha ripreso a trasmettere apparentemente con i normali programmi.
Le fonti che hanno fatto circolare la notizia hanno detto che a circondare il ministero sono stati circa 200 soldati con la copertura di due carri armati. Non ci sarebbero stati spari secondo i testimoni che hanno diffuso la notizia.
Da mesi osservatori si attendono novità dall’Eritrea. Sono circolate voci di tutti i tipi: che il presidente dittatore Isaias Afworki, malato da tempo, era in punto di morte e che l’esercito si preparava ad una transizione. Il golpe – se verrà confermato – potrebbe essere proprio questo. La richiesta della liberazione dei detenuti politici però non si inquadrerebbe con questa ipotesi.
Le agenzie umanitarie stimano in circa 10 mila i prigionieri politici in Eritrea, detenuti in gran parte senza processo e senza precise accuse. Molti di questi sarebbero giornalisti e politici. Ci sono anche testimonianze precise e circostanziate di torture e uccisioni. L’Eritrea è tra i paesi africani dei quali si hanno pochissime notizie. Il regime lo tiene praticamente sigillato. Tanto che viene considerato una sorta di buco nero in Africa. Dal paese ogni anno sono migliaia le persone che tentano la fuga per sottrarsi alle durissime condizioni di vita e a una leva militare obbligatoria che si sa quando inizia ma non quando finisce. Nei mesi scorsi ha fatto scalpore la notizia della fuga della intera nazionale di calcio che, in trasferta, ha chiesto asilo politico in Uganda e del Ministro dell’informazione che invece avrebbe chiesto asilo in Canada.