Anche chi non si interessa di etologia non potrà non avere in mente il nome di Dian Fossey, la studiosa americana che dal 1966 fino alla sua morte violenta nel 1985, di cui tuttora non si conosce il colpevole, è stata l’amica dei gorilla di montagna insediati nei Monti Virunga. Un film interpretato da Sigourney Weaver, e con il medesimo titolo di questo libro, ne ha immortalato, se mai fosse stato necessario, il nome.
In Gorilla nella nebbia, che conosce oggi una nuova edizione italiana, emerge, tra le peripezie sue e dei suoi gorilla, anche la forte personalità della zoologa. «Poteva essere molto brutale», ha detto di lei un ricercatore che si dichiarava suo amico. Brutale e aggressiva nei confronti dei bracconieri, delle autorità ruandesi indolenti o complici della distruzione dell’ambiente, ma non nei riguardi dei gorilla, per i quali lei provava un amore – il termine non è poi eccessivo – inspiegabile.
Nelle Conclusioni del suo libro sembra comunque accettare che, «per delle popolazioni povere, questi animali non danno altro interesse che quello di ricavare dei profitti, dai loro denti, dalla loro pelle e dalla loro carne». E si rallegra di vedere farsi strada “un approccio più realista” nelle politiche di conservazione» che fino ad allora avevano «sovente disprezzato i bisogni vitali della popolazione locale».
Oggi i ranger del Parco di Virunga non hanno più paura della foresta, come all’epoca constatava Dian Fossey, ma svolgono un lavoro spesso eroico. Negli ultimi vent’anni si contano oltre 150 di loro uccisi.
Matita blu: il sorprendente anacronismo che esplicitamente colloca il cambio di nome da Congo a Zaire nel 1967, quando invece Mobutu ribattezzò il Paese in quel modo solo nel 1971.
Apice Libri, 2017, pp. 256, € 13,00
(Pier Maria Mazzola)