Non rinuncerà al Ramadan. Neanche prima della finale di Champions League Real Madrid – Liverpool che si giocherà a Kiev il 26 maggio. Mohamed Salah non toccherà cibo fino a un’ora prima del fischio di inizio. Basterà a dargli forza e a guidare i Reds alla vittoria della «coppa della grandi orecchie»?
In passato, un’occasione così importante ha spinto molti musulmani a posticipare il digiuno. Così, secondo quanto ricostruisce il «Corriere della Sera», aveva deciso (senza suscitare scandali) il mezzofondista inglese Mo Farah alle Olimpiadi del 2016, e forse scelse bene viste le due medaglie d’oro che portò a Sua Maestà guadagnandosi il titolo di Sir; lo stesso ha concesso alla nazionale egiziana il Gran Muftì del Cairo, la massima autorità giuridica sunnita dello Stato, in vista dei Mondiali in Russia del prossimo giugno . «I giocatori – ha sentenziato Shawki Allam – digiuneranno al loro ritorno a casa», il più tardi possibile, inshallah. Persino un verso del profeta Maometto consente di posticipare il Ramadan «a chi è in viaggio a più di due ore di cammello da casa».
Salah però non ha intenzione di rinunciare al digiuno e di contravvenire ai principi della legge islamica che prevede il digiuno come uno dei cinque pilastri fondamentali. Ciò desta preoccupazione nei media, ma anche nei dirigenti dei Reds. Salah è fondamentale per il gioco del Liverpool. In meno di un anno ha frantumato il record di gol della Premier League (32 in 34 partite) e si è consacrato a 25 anni su livelli da Pallone d’Oro che potrebbe ottenere solo con una vittoria a Kiev, dove però rischia di arrivare scarico e affamato.
Il rischio è che un flop possa oscurare l’immagine dell’attaccante. Ma Salah è diventato così popolare da non temere critiche. Né dai suoi «fratelli», che hanno stampato la sua immagine su lanterne e gadget andati a ruba per il Ramadan, né dai tifosi del Liverpool. Gli hanno dedicato un coro che dice tutto: «If he scores another few, then I’ll be Muslim too». Se segna ancora un po’, mi faccio musulmano anch’io.