Venti giorni di emozioni, imprese grandiose, record di medaglie: le Olimpiadi di Tokyo rimarranno impresse per sempre nella nostra memoria e… nel nostro DNA. Perché ha vinto l’Italia multiculturale e meticcia. Quella che da anni ritroviamo ogni giorno attorno a noi: nei quartieri in cui viviamo, al supermercato, sui posti di lavoro, tra i banchi di scuola dei nostri figli, nelle palestre, nei campi di gioco e nei centri sportivi delle nostre città.
Quell’Italia frutto di migrazioni e di integrazioni che ha fatto della diversità un’opportunità di arricchimento, un progetto di squadra, un’idea di futuro condivisa.
Quell’Italia a lungo demonizzata da una certa politica, terrorizzata dalla minaccia esterna, ossessionata dalla difesa delle frontiere e dell’identità nazionale.
Quell’Italia che il mondo dello sport ha saputo intercettare e valorizzare. Nella delegazione azzurra a Tokyo erano presenti 46 atleti nati all’estero, oltre a quelli nati in Italia da genitori stranieri. Non era mai successo prima. E mai prima di oggi avevamo inanellato tanti successi sportivi.
Le memorabili vittorie olimpiche non hanno certo estirpato dalla nostra società i virus dell’intolleranza e del razzismo. Né hanno colmato il deficit culturale e politico che ancora ci distanzia dalle società più moderne e avanzate.
Ma ci hanno restituito l’immagine di un Paese nuovo, colorato, globalizzato. Decine di milioni di italiani hanno tifato per i nostri campioni senza neppure fare più caso al colore della pelle. Ciò che faceva paura è apparso improvvisamente “normale”. Migliore. Vincente. Splendido.
(Marco Trovato)