Medici Senza Frontiere (Msf) ha sospeso tutte le sue attività nel campo di sfollati di Zamzam, nello Stato del Nord Darfur, nel Sudan occidentale.
“L’attuale escalation di attacchi e combattimenti nel campo di Zamzam e nei suoi dintorni, vicino a El Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, sta rendendo impossibile per Msf continuare a fornire assistenza medica”, ha dichiarato ieri il gruppo medico in un comunicato.
“Nonostante la fame diffusa e gli immensi bisogni umanitari, non abbiamo altra scelta che prendere la decisione di sospendere tutte le nostre attività nel campo, compreso il funzionamento dell’ospedale da campo di Msf”, ha aggiunto l’ong.
Undici pazienti sono morti nell’ospedale di Msf, cinque dei quali bambini, perché non hanno potuto essere curati adeguatamente o essere mandati all’ospedale saudita, l’unica struttura sanitaria con capacità chirurgiche nella vicina al-Fashir, ha spiegato Yahya Kalilah, capo missione di Msf in Sudan. La battaglia per al-Fashir ora raggiunge direttamente il campo di Zamzam, ha detto..
“La vicinanza della violenza, le grandi difficoltà nell’invio di rifornimenti, l’impossibilità di inviare personale esperto e l’incertezza sulle vie d’uscita dal campo ci lasciano poca scelta”, ha dichiarato.
Secondo Msf, al di Zamzam, che ospita già circa 500.000 persone, stanno arrivando nuovi sfollati in fuga dalle aree vicine alla città sotto assedio.
Dal 10 maggio dello scorso anno, ad al-Fashir sono in corso duri scontri tra le Forze armate sudanesi e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf), che si combattono nel Paese da quasi due anni.