L’ex primo ministro Umaro Sissoco Embaló è il nuovo presidente della Guinea-Bissau. Secondo la commissione elettorale, Embaló, candidato del Movimento per l’alternanza democratica (Madem-G15), ha ottenuto il 53,55% dei voti nel ballottaggio delle elezioni svoltosi il 29 dicembre.
Il suo rivale, l’altro ex primo ministro Domingos Simões Pereira, candidato del Partito africano per l’indipendenza della Guinea e Capo Verde (Paigc), ha ottenuto il 46,45%.
Il tasso di affluenza alle urne, che si è attestato al 72,67%, è un ottimo risultato anche se leggermente inferiore rispetto al primo turno.
I responsabili della missione di osservazione elettorale dell’Unione Africana alle elezioni presidenziali hanno dichiarato che le elezioni «sono state condotte in quel clima di pace e sicurezza necessario per la libera espressione del suffragio».
Embaló prende il posto di José Mário Vaz, che era salito al potere nel 2014 nella speranza di stabilizzare un Paese noto per colpi di Stato e omicidi da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo (1974). Nato nel 1974, 47 anni, generale di brigata della riserva, Embaló, che è uso indossare come copricapo una kefiah araba rossa e bianca, ha rivestito la carica di primo ministro proprio sotto Vaz tra il 2016 e il 2018, prima di diventare il candidato del Madem, un partito formato dai ribelli Paigc (storico partito di governo).
Di fronte a sé ha sfide impegnative. Con quasi il 70% della popolazione che vive sotto la soglia nazionale di povertà, la Guinea-Bissau è al 178° posto su 188 per l’indice di sviluppo umano. Il sistema politico è sempre stato dominato dall’instabilità (dal 1980 si sono registrati nove colpi di Stato o tentativi di golpe) che ha reso i servizi pubblici inefficienti, in modo particolare l’educazione e l’assistenza sanitaria. Anche l’economia è stagnante. Nonostante abbia grandi giacimenti di petrolio e miniere di bauxite e fosfati, la maggior parte delle attività si concentra nella capitale Bissau, mentre nel resto del Paese non ci sono investimenti e la disoccupazione è alle stelle.
La nazione deve anche fare i conti con il narcotraffico. A partire dagli anni Duemila, il piccolo Paese dell’Africa occidentale è diventato un hub per i trafficanti sudamericani che esportano la droga (soprattutto cocaina) dall’America Latina. Sebbene le attività di contrasto siano aumentate, i narcos continuano, grazie al loro forte potere economico, ad avere una forte influenza sulle istituzioni politiche.