Urne aperte in Guinea-Bissau. Inizialmente previste per il 18 novembre scorso, le elezioni politiche in Guinea-Bissau sono in programma per domenica 10 marzo. L’obiettivo di questa tornata elettorale è quello di disinnescare una crisi di lunga durata, per stessa ammissione del presidente del Paese, José Mario Vaz.
La situazione politica nell’ex colonia portoghese, uno dei Paesi più poveri al mondo, è bloccata in una situazione di stallo politico da quando il presidente depose il premier nel 2015. «Sceglieremo chi è il migliore per tutti e che quindi può governarci – afferma un commentatore – ci faremo apprezzare, non vogliamo rivivere l’intsabilità passata». A seguito di un accordo negoziato dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), lo scorso aprile il premier guineano, Aristide Gomes, è stato nominato col compito di guidare il Paese al voto.
Il processo elettorale è però andato a rilento. Sono state numerose le difficoltà nel redigere le lista elettorali, nonostante le sollecitazioni giunte dalle Nazioni Unite. Per le elezioni, sono 24 i partiti che hanno presentato i propri candidati.
In questi anni, l’instabilità cronica ha trasformato il Paese in un narcostato. I narcotrafficanti, soprattutto sudamericani, hanno scelto la Guinea-Bissau come porto di entrata in Africa delle rotte che conducono al ricco mercato europeo. Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, «le forze di sicurezza» della Guinea-Bissau «devono ancora affrontare la diffusa corruzione e la carenza di attrezzature, che ostacolano le capacità della polizia di un paese più grande del Belgio».
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) ha dichiarato che «l’intero bilancio del settore sicurezza e giustizia del 2018 è inferiore alla metà del valore medio di una tonnellata di cocaina venduta in Europa». «Nonostante un calo della quantità di cocaina sequestrata negli ultimi anni, il flusso di droghe che attraversa il Paese rimane probabilmente significativo, con i trafficanti che spostano le rotte e utilizzano metodi meno tracciabili per contrabbandare la polvere bianca – ha detto Antero Lopes, direttore del dipartimento legge e sicurezza presso la missione delle Nazioni Unite a Bissau –. La Guinea-Bissau è vittima del narcotraffico a causa della vulnerabilità delle sue istituzioni. Qui, il crimine organizzato corrode anche la stabilità e la democrazia». Le Nazioni Unite stimano che «non meno di 30 tonnellate» di cocaina passino ogni anno attraverso la Guinea-Bissau.
Dalle urne riuscirà a emergere un governo in grado di fronteggiare questa sfida? E quale ruolo potrà giocare la comunità internazionale?