Cosa sta accadendo in Guinea-Conakry? La domanda è legittima perché da settimane il paese è attraversato da proteste che nel paese non si erano mai viste. Per la precisione tutto è cominciato quando la Commissione Elettorale ha reso pubblici i riasultati delle recenti elezioni comunali di inizio febbraio che, naturalmente, hanno visto i candidati del partito al potere del presidente Alpha Condè (nella foto) in vantaggio su quelli dell’opposizione guidata dall’ex primo ministro Cellou Dalein Diallo.
Da allora le strade di Conakry non hanno conosciuto pace, anche i sindacati si sono uniti alla protesta, soprattutto quelli degli insegnanti che lamentano un totale abbandono da parte dello stato del settore scolastico. Naturalmente ci sono stati diversi morti, ufficialmente una ventina ma probabilmente di più. L’ultimo un giovane ucciso a colpi di arma da fuoco lunedì in un quartiere periferico dopo una giornata di “Ville Morte” cioè di sciopero totale che ha praticamente paralizzato la capitale, anche il grande mercato di Madina, cuore economico di Conakry.
Dal giorno delle elezioni i disordini sociali si sono estesi all’intera economia, su convocazione spesso dell’Unione generale dei lavoratori della Guinea, potente sindacato che denuncia una cattiva gestione della previdenza sociale, licenziamenti arbitrari in diverse imprese, la politicizzazione dell’amministrazione, gli ostacoli alla libertà di associazione o la percepita “indifferenza” dello Stato agli incidenti sul lavoro. Il potente sindacato ha dichiarato adesso uno sciopero indeterminato nel tempo. Uno dei potenti sindacati degli insegnanti rivendica aumenti di stipendio del 40% con effetto retroattivo. Un portavoce ha detto che lo sciopero continuerà nonostante l’annuncio del governo di essere disposto a concedere un aumento del 10% degli stipendi.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti per definire ciò che sta accadendo uno stato pre-insurrezionale. Sindacati, lavoratori, militanti dell’opposizione denunciano di incapacità e di brogli il presidente Alpha Condè, al potere dal 2015 dopo un periodo sociale e politico molto burrascoso fatto di colpi di stato, instabilità e violenze, viene contestato perché nonostante le promesse elettorali non avrebbe fatto nulla. Gli viene contestata la grande corruzione, la povertà diffusa, la mancanza di lavoro. In effetti i dati macroeconomici e gli indicatori sociali da quando è al potere non hanno visto nessun miglioramento, anzi.
Ora dimostranti e oppositori non vogliono sentire ragioni. Alpha Condè se ne deve andare. I margini per un compromesso sembrano ormai inesistenti.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)