È uno scrigno di tesori naturali dal valore inestimabile, un territorio esteso quanto la Lombardia e popolato da meno di un milione di abitanti, costellato di foreste esuberanti, villaggi solitari, isole vergini. La Guinea Equatoriale è l’ultima frontiera d’Africa. Se l’industria turistica non l’ha ancora colonizzata è per via del suo presidente Teodor Obiang Nguema, un dittatore noto per la sistematica violazione dei diritti umani, che ha puntato tutto sul petrolio per ingrassare i conti di famiglia, infischiandosene di valorizzare l’eccezionale patrimonio ambientale.
Gli unici (sontuosi) investimenti sono stati indirizzati a promuovere il turismo congressuale e golfistico. Peccato perché la Guinea Equatoriale, ex colonia spagnola, ha davvero tanto da offrire a chiunque sia dotato di spirito di avventura: anzitutto una popolazione ospitale e orgogliosa della propria cultura (Fang e Bubi sono le etnie più diffuse).
E poi tante incantevoli attrazioni naturalistiche: le spiagge deserte di Bata, le distese di orchidee selvatiche sui versanti del vulcano Pico Basilé, il parco nazionale del Monte Alén dove è possibile avvistare elefanti, gorilla e le rane più grandi al mondo, la riserva di Caldera rifugio delle tartarughe marine, le isole di Bioko e Corisco circondata da acque limpide (nel suo libro Odissea africana, Mary Kingsley ne parla come una delle isole più belle del mondo). La stagione secca va da dicembre a maggio. Sulla capitale Malabo – che ancora conserva affascinanti edifici d’epoca coloniale – volano Iberia, Lufthansa, Ethiopian Airlines e Air France. Necessario il visto d’ingresso.
Info: visitguineaecuatorial.com
(Marco Trovato)