Il governo della Guinea ha respinto in blocco le “accuse” di Amnesty International circa le violazioni dei diritti umani, le ondate di arresti e le morti registrate nel carcere centrale di Conakry, dove quattro persone sono decedute in due mesi. Lo si apprende dalla stampa locale che precisa che Conakry ha definito le accuse “infondate” e “di parte”.
Amnesty International ha chiesto alle autorità della Repubblica di Guinea di avviare un’indagine indipendente per accertare le cause della morte di quattro persone che sono decedute nel giro di due mesi mentre erano detenute nel carcere centrale della capitale Conakry. Come fa sapere l’organizzazione non governativa, tra di esse vi erano tre attivisti o sostenitori dell’Unione delle Forze Democratiche della Guinea (Ufdg) che erano stati arrestati in relazione alla contestazione del referendum costituzionale e ai risultati delle elezioni presidenziali dello scorso marzo e ottobre.
Amnesty ha invitato quindi le autorità a porre fine all’ondata di arresti che ha preso di mira almeno 400 attivisti dell’opposizione e della società civile in tutto il Paese dopo la pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali di ottobre.
Fabien Offner, ricercatore dell’Africa occidentale presso Amnesty International, ha sottolineato che “nella prigione in cui erano detenuti le regole del diritto internazionale per il trattamento dei detenuti non vengono applicate” precisando che “concludere che si tratti di morti naturali senza indagini approfondite e permettere che i prigionieri siano rilasciati o ricoverati solo quando i loro casi sono disperati dimostra un profondo disprezzo per la vita umana e una totale indifferenza per la disumanizzazione dei luoghi di detenzione nel Paese”.