La difesa dell’ex dittatore guineano Moussa Dadis Camara, che è a processo per il massacro del 28 settembre 2009, ne ha chiesto l’assoluzione, assicurando che non ha nulla a che fare con lo spargimento di sangue avvenuto quel giorno e, anzi, avrebbe fatto di tutto per impedirlo. Lo riportano i media guineani, che seguono con grande attenzione questo processo penale.
“Il capitano Dadis non ha nulla a che fare con la commissione dei reati commessi allo stadio 28 settembre” ha detto in aula Almamy Samory Traoré; Camara si trova alla sbarra con altri undici funzionari governativi e militari dal 2022 e sono tutti accusati di omicidi, atti di tortura, stupri, sequestri e sequestri, incendi e saccheggi, commessi in massa il 28 settembre 2009 e i giorni successivi. “Vi chiedo gentilmente di assolvere il capitano Dadis, deve tornare a casa, non ha fatto nulla ” ha detto l’avvocato Traoré in una arringa trasmessa in diretta radiofonica e televisiva, come l’intero processo.
A fine maggio, il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo per tutti gli imputati, compreso Moussa Dadis Camara, e la riqualificazione dei fatti come “crimini contro l’umanità”.
Secondo il rapporto di una commissione internazionale d’inchiesta incaricata dalle Nazioni Unite, almeno 156 persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco, coltelli, machete o baionette e centinaia sono rimaste ferite nella repressione di una manifestazione dell’opposizione avvenuta allo stadio a Conakry il 28 settembre 2009: almeno 109 donne sono state violentate ma i numeri effettivi sono probabilmente più alti. È una delle pagine più oscure della storia moderna della Guinea. Moussa Dadis Camara ha sempre sostenuto di essersi lasciato sopraffare dai suoi sottoposti e ha sempre declinato ogni responsabilità.