Guinea: transizione, incombe la minaccia sanzioni ma poco si muove

di claudia
Mamadi Doumbouya

di Valentina Milani

A pochi giorni dalla scadenza fissata dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), che ha minacciato il governo di transizione guineano di sanzioni nel caso non presenti un calendario entro la fine di aprile, nel Paese poco si muove. Anzi, le consultazioni nazionali avviate 15 aprile zoppicano a causa della mancata partecipazioni di non poche parti politiche.

Il governo di transizione in Guinea, attraverso un comunicato firmato dal ministro dell’Amministrazione territoriale e del Decentramento, Mory Condé, ha infatti ribadito il suo appello alle parti assenti alle Assise nazionali in corso nel Paese a partecipare ai lavori del quadro di consultazione. Nel documento il ministro ha garantito loro l’esame delle loro richieste durante la prossima sessione delle consultazioni.

Il quadro di consultazione inclusivo in Guinea è stato lanciato il 15 aprile dal presidente della transizione, il colonnello Mamadi Doumbouya a Conakry. “Inclusivo”, ma che fa appunto i conti con l’assenza di diversi partiti, tra cui l’ex partito di governo, il raggruppamento del popolo di Guinea (Rpg) dell’ex presidente Alpha Condé. L’Rpg, che aveva annunciato la sua mancata partecipazione già all’inizio delle Assise, intende protestare contro il recente arresto dell’ex primo ministro Ibrahima Kassory Fofana, ultimo capo di governo sotto Alpha Condé, e la detenzione di altri suoi leader. L’Rpg denuncia inoltre la mancanza di chiarezza sullo status dell’ex presidente. Assenti anche i partiti del G58 tra cui l’Ufdg di Cellou Dalein e l’Ufr di Sidya Touré.

Attesa quindi anche per l’esito del processo di Fofana che, aperto martedì presso il Tribunale di repressione dei reati economici e finanziari (Crief), è stato rinviato a oggi.

Il colonnello Mamadi Doumbouya, attuale presidente della transizione, ha detto di aver voluto organizzare le Assise nazionali “per dare ai guineani un’opportunità storica e unica di guardarsi negli occhi, faccia a faccia e di parlarsi francamente, con cuore aperto”. Doumbouya e i suoi uomini hanno rovesciato Condé il 5 settembre 2021.

Nel frattempo, però, la scadenza imposta dall’Ecowas si avvicina. Al vertice del 25 marzo, l’organismo ha infatti dato alla giunta al potere una scadenza di un mese, ossia fine aprile, per presentare un calendario “accettabile” per la transizione. I capi di Stato dell’Ecowas hanno deplorato la mancanza di trasparenza nella transizione in Guinea, dicendo che il calendario di sei mesi per lo svolgimento delle elezioni non è stato rispettato. “Inoltre, il calendario della transizione non è ancora disponibile, le priorità non sono state fissate e sono stati fatti pochi progressi nel processo”, si leggeva nel comunicato emesso dall’organismo sub-regionale al termine del vertice. E, ad oggi, poco è cambiato.

Già a fine marzo, in un’intervista rilasciata a Guinéenews, il portavoce del governo guineano, Ousmane Gaoual Diallo, aveva infatti parlato della “delusione” del popolo della Guinea di fronte a quanto scritto dai capi di Stato dell’Ecowas nel comunicato finale redatto al termine del vertice straordinario tenuto ad Accra. Il governo guineano aveva chiarito all’Ecowas che “non ci muoviamo verso la democrazia sotto diktat” e aveva invitato l’organizzazione “a non considerare la Guinea come un Paese in guerra o in crisi”, perché sono le crisi che hanno portato all’attuale situazione in Guinea secondo il portavoce. Per quanto riguarda le sanzioni economiche e finanziarie che Ecowas afferma di imporre nel caso in cui non venga presentato un calendario, la giunta guineana ha detto che sarà la popolazione locale a soffrire.

Nei giorni scorsi, il ministro Condé, ha dettagliato dieci “passi chiave” che dovrebbero portare al ritorno del potere ai civili nel Paese, senza però dare un calendario o fissare una scadenza della transizione.

Secondo Mory Condé, il ritorno del potere ai civili deve passare attraverso diverse tappe: il censimento della popolazione, il censimento amministrativo dello stato civile e la redazione di una nuova costituzione, la sua adozione tramite referendum, l’organizzazione delle elezioni locali, l’organizzazione delle elezioni regionali, l’organizzazione delle elezioni legislative, l’organizzazione delle elezioni presidenziali – il primo e il secondo turno – e poi l’installazione del presidente eletto per concludere la transizione. 

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